Salsa di pomodoro, sull’etichetta il codice qualità: se non è compreso tra 150 e 290 rimetti la latta sullo scaffale | È una porcheria immonda

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Controlla bene prima di aprire quella bottiglia: la salsa che usi ogni giorno potrebbe essere tutto fuorché fresca
Simbolo indiscusso della cucina italiana, la salsa di pomodoro è onnipresente nelle tavole del Bel Paese. Ma quanto sappiamo davvero di ciò che acquistiamo al supermercato?
Negli ultimi anni, l’attenzione dei consumatori verso la qualità degli alimenti è cresciuta vertiginosamente. Ingredienti genuini, tracciabilità, rispetto della stagionalità: sono diventati tutti criteri fondamentali per chi vuole portare in tavola solo il meglio. Tuttavia, dietro scaffali pieni di bottiglie invitanti e packaging dal sapore rustico, si celano insidie che pochi conoscono.
La corsa al “prodotto autentico” ha spinto molte aziende ad adottare strategie di marketing sempre più sofisticate. Termini come “artigianale”, “100% italiano” e “fresco” campeggiano sulle etichette, ma spesso sono vuoti slogan. È nel codice stampato in piccolo, spesso vicino alla data di scadenza, che si nasconde la verità.
Per chi sa leggere tra le righe, ogni bottiglia racconta una storia: una storia che può parlare di pomodori maturati al sole e trasformati in piena stagione, oppure di ingredienti conservati per mesi in magazzini refrigerati, prima di essere lavorati e messi in commercio.
Decifrare l’etichetta: la guida che nessuno ti dà
La chiave per capire se una salsa è davvero fresca è nascosta in una combinazione di lettere e numeri. Le lettere indicano l’anno di produzione: per esempio, la “F” corrisponde al 2022, la “M” al 2023. Se trovi lettere precedenti, significa che stai acquistando un prodotto vecchio di anni.
Ancora più importante è il numero che accompagna quella lettera: se si trova tra 150 e 290, allora i pomodori sono stati lavorati in piena stagione, tra giugno e ottobre. Numeri inferiori o superiori? Allora potresti avere tra le mani una salsa fatta con pomodori fuori stagione, o peggio, conservati a lungo e poi scongelati.
La passata, tra mito italiano e trappole industriali
La passata di pomodoro non è solo un alimento, è un pezzo della nostra cultura gastronomica. È la base della pasta al sugo, della pizza, delle lasagne, dei ragù domenicali. Proprio per questo, merita rispetto. E attenzione.
Controllare il codice è solo il primo passo. È importante anche leggere gli ingredienti (devono essere solo pomodori, sale e magari un po’ di basilico), conoscere l’origine della materia prima e capire chi c’è dietro quel prodotto. Alcune aziende, infatti, puntano sulla trasparenza e indicano con precisione zona di coltivazione, data di raccolta e filosofia produttiva. Altre, invece, giocano sull’ambiguità.
Per garantire la qualità della tua salsa di pomodoro:
- Controlla la lettera dell’anno di produzione.
- Verifica che il numero sia tra 150 e 290.
- Scegli prodotti con pochi ingredienti e senza additivi.
- Preferisci pomodori italiani, meglio se campani o pugliesi.
- Diffida dei prezzi troppo bassi: spesso nascondono una lavorazione di bassa qualità.