Cronaca di Palermo

Roberta Siragusa, in tribunale la chat tra la 17enne e un amico: “Pietro Morreale mi minaccia”

Si è svolta ieri, 15 marzo, una nuova udienza nel processo a carico di Pietro Morreale, ventenne accusato dell’omicidio della giovane Roberta Siragusa, ritrovata morta a Caccamo il 24 gennaio 2021, in un dirupo lungo il Monte San Calogero.

Accusato dell’omicidio e unico imputato, a Monreale sono contestate anche le aggravanti di avere commesso il fatto contro una persona a lui legata da relazione affettiva, la premeditazione e l’aver agito con crudeltà.

La famiglia di Roberta, il Comune di Caccamo e due associazioni che tutelano i diritti della donna si sono costituiti parte civile. A rappresentare la famiglia Siragusa sono gli avvocati Giuseppe Canzone, Giovanni Castronovo, Simona La Verde e Sergio Burgio.

Roberta Siragusa, il processo sulla morte della 17enne a Caccamo

Nell’udienza di ieri, sul banco dei testimoni sono saliti il luogotenente dei carabinieri Cuccia Alessio, Comandante della stazione di Caccamo, il brigadiere Del Gaudio Michele, in servizio a Caccamo, e il tenente della Compagnia dei Carabinieri di Termini Imerese Nicola De Maio.

Cuccia ha reso noto il primo contatto con Pietro Morreale, in compagnia del padre Ivan, davanti alla caserma dei carabinieri di Caccamo. Il giovane avrebbe riferito che la fidanzata, in seguito ad una lite, si era data fuoco con la benzina reperita all’interno della sua autovettura. Riferiva anche di aver tentato di soccorrerla, scottandosi le nocche della mano destra.

Il padre, Morreale Ivan, ha raccontato invece ai carabinieri che il figlio era rientrato alle quattro del mattino. Sotto shock, in occasione della morte di Roberta era pure svenuto. Su indicazione di Pietro Morreale, che li precedeva con la sua auto, i carabinieri sono così arrivati a Monte Rotondo. Dopo qualche secondo di tentennamento, il ragazzo ha indicato il dirupo dove il luogotenente  ha trovato il corpo, in parte carbonizzato, di Roberta. Seminuda, era riversa sulla roccia.

Morreale nell’immediatezza aveva raccontato che la 17enne si era data fuoco a Monte Rotondo. Il carabiniere a domanda del Pubblico Ministero ha, tuttavia, precisato che sul luogo del ritrovamento non vi erano tracce evidenti di incendio.

La scomparsa di Roberta

Nel frattempo, la sala operativa aveva allertato il brigadiere Del Gaudio, fuori con una pattuglia. Un giovane aveva, infatti, segnalato la scomparsa di una ragazza. Nel momento in cui riceveva l’allerta via radio, il brigadiere aveva incrociato un amico di Roberta. Il giovane riferiva che la ragazza non era rientrata a casa e tutti, familiari compresi, erano preoccupati. Erano certi che fosse accaduto qualcosa di grave.

Del Gaudio ha riferito di essersi occupato del riconoscimento del mazzo di chiavi di Roberta, rinvenuto, bruciato, nei pressi del campo sportivo di Caccamo. È qui che infatti, a differenza di quanto sostenuto da Pietro Morreale, Roberta sarebbe deceduta. Le chiavi sono state riconosciute dai familiari della 17enne.

Il teste ha anche riferito di avere eseguito un’ispezione sulla vespa di Morreale, che si trovava presso il garage dei Siragusa. Il ragazzo ha sempre sostenuto che la benzina che aveva in auto serviva per la vespa; i militari hanno accertato che il mezzo aveva la tanica della benzina piena per metà, la pipetta della candela staccata e la marmitta smontata.

Le immagini delle telecamere

Il tenente Nicola De Maio, comandante del nucleo operativo e radiomobile del reparto territoriale dei Carabinieri di Termini Imerese, ha spiegato in modo sommario tutti i movimenti compiuti da Pietro Morreale e Roberta Siragusa, dall’uscita di casa all’occultamento del cadavere.

Alla ricostruzione concorrono il segnale fornito dal GPS, presente ai fini assicurativi sull’auto di Morreale, e le immagini dei sistemi di videosorveglianza all’esterno di locali e abitazioni a Caccamo. Utile, infine, il contributo dato dalla telecamera nella zona del campo sportivo. Questa ha ripreso le terribili fasi del rogo che ha attinto il corpo di Roberta. Si sono potuti ricostruire in modo palese i movimenti del presunto omicida, rimasto in auto spostandosi in una posizione più vicina alla telecamera, mentre il corpo di Roberta bruciava.

Durante questi terribili momenti, Pietro Morreale si sarebbe messo d’accordo con un amico per giocare da lì a poco con la play station. Circostanza confermata, secondo il racconto del tenente, dall’amico che aveva ricevuto la telefonata. Il tenente ha anche messo in evidenza tutti i tentativi di depistaggio posti in essere da Pietro Morreale. Questi ha infatti inviato una serie di messaggi alla giovane, a suo fratello e alla madre, chiedendo dove Roberta si trovasse.

La chat di Roberta: “Pietro minaccia di uccidere a mia madre se lo lascio”

Il tenente ha anche descritto il tenore delle chat intercorrenti tra Roberta e un suo amico, ritenuto rivale in amore da Pietro Morreale. Le conversazioni contengono il racconto delle volenze fisiche e psicologiche subite. In una, Roberta riferisce testualmente: “Pietro minaccia di uccidere a mia madre se lo lascio…..lui mi minaccia…..” .

Il giovane aveva chattato con Roberta anche la sera della sua scomparsa. Lei lo aveva rassicurato che si sarebbe fatta accompagnare a casa da Pietro, per poi risentirsi nuovamente con lui.

La deposizione del tenente è stata rinviata per la prosecuzione al prossimo 21 marzo.

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Redazione PL