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In coma per 11 mesi dopo aver partorito: mamma Cristina riabbraccia la figlia dopo 2 anni

La storia di Cristina Rosi, la 39enne che il 23 luglio del 2020 partorì pur essendo in coma, rimase impressa nella mente di tutti noi. La donna ebbe un prolungato arresto cardiaco ed entrò in coma mentre era incinta, con conseguenze gravissime sia per lei che per la bambina, Caterina. La piccola nacque con un parto cesareo urgente. Dopo undici mesi di coma, Cristina potrà stare con la figlia e il marito. A raccontarlo è proprio il marito, Gabriele Succi, a La Nazione.

La storia di Cristina, in coma per 11 mesi dopo aver partorito

Cristina partorì in coma la bimba, con conseguenze gravissime dopo la gravidanza. Dopo gli undici mesi trascorsi in coma, fu trasferita in un centro di eccellenza di Innsbruck dove si risvegliò. Un percorso lungo e faticoso, una battaglia oggi finalmente vinta nonostante i problemi di salute di mamma e figlia.

Gabriele e Cristina nel giorno del loro matrimonio (Foto pagina Facebook Gabriele Succi)

Lo scorso maggio, il marito Gabriele è riuscito a far incontrare Cristina e la piccola Caterina, dopo quasi due anni. Oggi tutti e tre vivono sotto lo stesso tetto.

“Era il 23 luglio quando è successa la tragedia – ha raccontato Gabriele a Today – Cristina era a casa da sola quando si è sentita male, per fortuna la madre si trovava nelle vicinanze e l’ha sentita lamentarsi. Ha avuto un arresto cardiaco ed è stata subito soccorsa da un vicino medico, poi è arrivato il 118 ed è stata portata in ospedale. L’arresto cardiaco ha causato una mancanza d’ossigeno importante. E’ stato subito eseguito un parto cesareo, i medici si sono prodigati. Ma i danni sono stati terribili”.

Papà Gabriele stringe la mano di Caterina (foto Facebook profilo Gabriele Succi)

Intanto continuano le indagini. Sono quattro i medici indagati per il caso, un ginecologo di Arezzo e tre medici del Careggi di Firenze. L’accusa è quella di lesioni personali gravissime. La donna infatti avrebbe dovuto partorire prima a causa delle gravi patologie cardiache di cui soffriva già. Il parto sarebbe potuto essere organizzato in sicurezza e non in emergenza.

 

 

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Redazione PL