Cronaca di Palermo

Palermo, il “contabile” dello spaccio e del pizzo di Cosa Nostra allo Zen nega tutto davanti al giudice

Ha detto di non conoscere nessuno dei coimputati Mariano Lo Iacono, 35 anni, uno degli indagati del maxi blitz antimafia che ha portato lo scorso febbraio all’arresto di 181 persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, tentato omicidio, estorsioni aggravate, associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, favoreggiamento personale, reati in materia di armi, contro il patrimonio e contro la persona, esercizio abusivo del gioco d’azzardo. Martedì mattina l’uomo è stato interrogato dal giudice in videochiamata dal carcere di Secondigliano dove si trova rinchiuso.

Mariano Lo Iacono, originario del quartiere Zen, è indicato dagli inquirenti come figura di spicco della famiglia mafiosa di Tommaso Natale, ricompresa nel mandamento mafioso di Tommaso Natale – San Lorenzo. Il trentacinquenne è figlio di Paolo Lo Iacono e fratello di Mirko – il primo condannato a 14 anni, il secondo assolto dall’accusa di tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso nei confronti di Giuseppe, Antonino e Fabrizio Colombo.

Mariano Lo Iacono avrebbe partecipato a riunioni aventi ad oggetto lo scambio di informazioni e la programmazione delle attività criminali; eseguito le direttive provenienti dai boss Nunzio e Domenico Serio divenuti reggenti del mandamento nel 2022, e Francesco Stagno, anche loro arrestati a febbraio, nell’ambito del settore di attività del traffico di stupefacenti nonché con riferimento alla riscossione dei soldi da parte dei gestori delle piazze di spaccio dello Zen.

Il processo ancora non è iniziato, ma il pm ha voluto interrogare nuovamente Lo Iacono il quale, difeso dall’avvocato Fabrizio De Maio, ha respinto qualsiasi accusa negando rapporti con i Serio e Stagno e con qualsiasi altro degli indagati. Il legale di Lo Iacono ha spiegato: “Siamo ancora nella fase delle indagini. Nelle prossime settimane presenteremo una istanza di scarcerazione”.

Le intercettazioni

A confermare il ruolo centrale nel mandamento mafioso con la partecipazione a diverse riunioni di affari da parte di Mariano Lo Iacono ci sono parecchie registrazioni, come ad esempio la riunione avvenuta il 24 giugno 2024 alla quale partecipava appunto il trentacinquenne con il padre Paolo e Tommaso Spataro, uomo fidato della famiglia dello Zen incaricato della riscossione delle estorsioni presso i titolari delle piazze di spaccio del quartiere palermitano.

Nel corso della riunione Mariano Lo Iacono fa, insieme a Tommaso Spataro, un resoconto al padre di quello che avevano osservato il giorno prima a Barcarello al lido AMAKA, ove avevano notato Andrea Luparello, boss 54enne che consideravano come proprietario dell’attività o, almeno, di parte di essa. “No … lui là dentro all’Amaka dov’è che c’era lui … non so se ha un chioschetto o l’Amaka è tutto suo”. Lo Iacono senior raccontava al figlio Mariano che avrebbe dovuto lavorare presso una delle due attività commerciali del lido dimostrando dunque la concretezza delle promesse di messa a disposizione di posti di lavoro in favore di cosa nostra presso il lido B-BAY. Evidentemente, l’opera di mediazione con Luparello portata avanti da Cosa Nostra aveva funzionato, e Bellavia avrebbe dovuto mantenere le sue promesse.

Mariano Lo Iacono è anche accusato di avere avuto un ruolo centrale nella gestione per il traffico di droga partecipando a riunioni del mandamento, come nel pomeriggio del 10 febbraio 2024. Quel giorno il trentacinquenne prese parte in videochiamata a un incontro tra suo padre e Francesco Stagno in un noto bar a Cardillo. Tema dell’incontro: organizzare un viaggio per il traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

Nel corso del colloquio Stagno chiedeva a Mariano di fungere da corriere, in quanto esperto nel testare la qualità del prodotto. Lo Iacono, tuttavia, di fronte alla proposta ricevuta mostrava forte perplessità,
dicendo di avere paura di “questa cosa” poiché aveva paura dell’aereo e alla fine si decise di far fare da corriere per questo tipo di viaggio ad un’altra persona.

Col passare del tempo Mariano Lo Iacono riuscì a conquistare la fiducia del sodalizio mafioso tanto da diventare il “contabile” del gruppo raccogliendo le somme incassate dalle estorsioni, in particolare del pizzo del mercato rionale. Lo Iacono aveva avuto anche il potere di decidere la tassa mensile da imporre alle piazze di spaccio: trecento euro. Tutti dovevano pagare ed i Lo Iacono avevano anche il diritto di usare le “maniere forti” per chi si rifiutava di pagare. Tra le persone che avevano manifestato malumori c’era anche Francesco Lupo, ribattezzato da Paolo Lo Iacono “il figlio del morto” ovvero Antonino assassinato allo Zen il 14 marzo 2019. Lupo junior si trova in carcere con l’accusa del tentato omicidio di A.F. 45 anni raggiunto da alcuni colpi di pistola davanti al cimitero dei Rotoli di Palermo il 22 dicembre 2024.

“Alla luce degli elementi in epigrafe analizzati appaiono – si legge nell’ordinanza dei carabinieri – senz’altro sussistere plurimi elementi gravemente indizianti circa la partecipazione del Lo Iacono Mariano al sodalizio mafioso. Il riconoscimento del suo ruolo e il suo inserimento della struttura gerarchica della consorteria mafiosa, con specifici compiti e funzioni, appaiono tutte circostanze che consentono di ritenere conclamato un gravissimo quadro indiziario”.

Published by
Elian Lo Pipero