A Palermo gli agenti della Squadra Mobile e della S.I.S.C.O. su delega della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo – hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di F.G. di 53 anni e M.G. 35 anni, gravemente indiziati di essere responsabili di tre tentativi di estorsione aggravata dal metodo mafioso in danno di altrettante attività imprenditoriali attive nel territorio storicamente controllato dalle famiglie che compongono il mandamento mafioso della “Noce”.
Il provvedimento restrittivo accoglie gli esiti delle attività investigative scaturite a seguito delle denunce presentate dalle vittime le quali, grazie al loro contributo, unitamente alle attività tecniche e d’indagine conseguenziali ad esse, hanno consentito di compendiare i gravi indizi di colpevolezza ed acquisire solidi elementi probatori dai quali emerge chiaramente la pressione ed il controllo del territorio esercitato – in pieno stile mafioso – dai destinatari della misura cautelare in occasione delle richieste estorsive in danno degli imprenditori della zona. Alcuni dei denuncianti sono assistiti dal Movimento “Addio Pizzo”.
L’indagine – i cui fatti, scoperti e documentati, si sono susseguiti con diverse condotte tra maggio e giugno 2025 – ha fatto emergere un interesse ancora concreto ed attuale di Cosa nostra verso la pratica del “pizzo”, soprattutto in alcune zone della città, come nel caso di specie la Noce, molto popolate da piccole imprese.
Nel formulare le richieste estorsive non sono mancati i riferimenti alla destinazione delle somme all’organizzazione criminale Cosa nostra e, in uno dei casi denunciati, al fine di aggravare e rendere ulteriormente concrete le minacce, gli indagati si sarebbero spinti fino a lanciare un bidone contenente materiale infiammabile nei pressi del perimetro esterno di uno degli obiettivi oggetto di richiesta estorsiva.
“Nell’arco di pochi mesi, grazie alla denuncia di alcuni imprenditori e commercianti, alcuni dei quali supportati da Addiopizzo, poliziotti della Squadra mobile e della SisCo e magistrati della procura di Palermo hanno individuato i soggetti indagati, messo in sicurezza attività economiche e cantieri edili e ricostruito gli episodi estorsivi subiti.
“Storie di resistenza che confermano, ancora una volta, come il contributo degli operatori economici resta fondamentale affinché il lavoro prezioso ed incisivo di organi investigativi e autorità giudiziaria possa conseguire, ancora più velocemente, ulteriori risultati come quelli che emergono dall’indagine di oggi”.
“Registriamo, inoltre, ancora una volta, come abbiano avuto un ruolo determinante gli operai presenti in cantiere che hanno subito le minacce e le richieste estorsive. Anche la loro collaborazione si inserisce in un percorso condiviso di denuncia. Se nell’arco di pochi mesi sono maturate diverse collaborazioni da parte di commercianti e imprenditori, è assai probabile che in questo stesso periodo altri operatori economici della Noce siano stati colpiti dal racket delle estorsioni”.
“C’è chi cede perché non trova la forza, la fiducia e il coraggio necessari per liberarsi da questo genere di imposizione e con loro sarà nostra cura prendere contatti, affinché, insieme, si maturi la consapevolezza che, mai come adesso, il momento è favorevole per liberarsi e unirsi a quanti sono riusciti a respingere i condizionamenti mafiosi. C’è anche chi, pure in questa area, ricerca più che subisce l’estorsore; perché il pizzo è il prezzo che sceglie di pagare per scalzare concorrenti e avere risolti problemi e controversie legate all’esercizio della propria attività economica. Su questo tema non c’è ancora sufficiente consapevolezza in alcuni strati sociali ed economici della città e, soprattutto, non risulta chiaro che chi paga ricercando la “messa a posto” per avere servizi da Cosa Nostra sovraespone gravemente coloro che invece trovano il coraggio di opporsi alle estorsioni”.
“Se si vuole imprimere una svolta decisiva per superare – conclude Addiopizzo – fenomeni di illegalità diffusa e di criminalità organizzata, occorre che la politica investa tempo, energia e risorse per risanare le profonde sacche di povertà e degrado che investono aree come quella della Noce. Non ci si può più affidare soltanto al lavoro di magistrati e Forze dell’Ordine, ma è necessario creare un’alternativa sociale ed economica a Cosa nostra che nelle periferie, con le sue attività illecite, costituisce oramai un ammortizzatore sociale che assicura sopravvivenza”.