Cronaca di Palermo

Padre Pino Puglisi, il sacerdote che contrastava la mafia col sorriso

Era la sera del 15 settembre 1993, e quella stessa sera Padre Pino Puglisi compiva 56 anni. Nato a Palermo, nel quartiere Brancaccio, venne ucciso “perché era un rompiscatole“. Era proprio così che veniva definito dei suoi nemici, ma era anche il modo in cui a lui stesso piaceva autodefinirsi.

COL SORRISO: COSI’ E’ MORTO DON PINO

E’ una calda sera di fine estate, i ragazzi del centro “Padre Nostro” insieme ai collaboratori sono pronti a festeggiare il compleanno di Don Pino ed aspettano che quest’ultimo torni a casa. Sono le 20.45: 3P (così era soprannominato) sta rientrando a casa dopo una lunga giornata di lavoro in Comune per cercare di farsi assegnare lo stabile in via Hazon, da tempo luogo di spaccio, per trasformarlo in una scuola. Arriva in piazza Anita Garibaldi, nel quartiere Brancaccio ad est di Palermo, con la sua Fiat Uno rossa.

Don Pino sta per varcare il portone di casa quando Gaspare Spatuzza lo afferra per un braccio e gli dice: “Padre questa è una rapina”. 3P si volta e sorridendo gli dice: “Me l’aspettavo”. Dietro il prete si nasconde Salvatore Grigoli, che impugna la pistola e dopo pochi secondi spara due colpi alla nuca del parroco. Il corpo morto di don Pino si accascia a terra, ma il suo viso continua a sorridere“Mafiosi vigliacchi avete ucciso un uomo coraggioso e indifeso” si leggerà su un lenzuolo appeso sulla cancellata della parrocchia di San Gaetano dopo la morte di don Puglisi.

“Morì per strada, dove viveva, dove incontrava i piccoli, gli adulti, gli anziani, quanti avevano bisogno di aiuto e quanti, con la propria condotta, si rendevano responsabili di illegalità, soprusi e violenze. Probabilmente per questo lo hanno ucciso: perché un modo così radicale di abitare la strada e di esercitare il ministero del parroco è scomodo”.

AVEVA DECISO DI NON FARSI VINCERE DALLA PAURA

Più volte, Padre Pino Puglisi aveva subito intimidazioni mafiose. Una notte gli avevano addirittura bruciato il portale della Chiesa. Ma lui, aveva deciso di non farsi vincere dalla paura e di non mollare il suo lavoro come parroco di San Gaetano, a Brancaccio, feudo della famiglia Graviano (quella da cui il pentito Salvatore Brusca disse di aver ottenuto il tritolo per la strage di Capaci.), e insegnante di religione al liceo classico Vittorio Emanuele di Palermo. 

IL MURALE IN MEMORIA DI 3P

Proprio qualche mese fa, in Piazzetta Anita Garibaldi, dove c’è la casa museo dedicata al sacerdote ucciso dalla mafia e adesso fatto beato, Igor Scalisi Palminteri, ha realizzato un monumentale polittico urbano dal titolo “Roveto Ardente”.

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Published by
Francesca Catalano