Orlando inizia con i divieti, ma potrebbe continuare con le chiusure e il coprifuoco

Il sindaco Orlando non vuole arrivare al coprifuoco. Per lui sarà l’ultima spiaggia. Lo dice in  una intervista pubblicata da Repubblica, affermando che lo adotterà solo se necessario. Intende procedere per gradi iniziando dai divieti. Quindi per prima cosa tenterà di ridurre il rischio contagio della movida impedendo dal prossimo wekend  gli assembramenti davanti ai locali dalle 21 alle 24, ma non limitando la circolazione. Insomma ci si potrà muovere senza limitazioni, ma rispettando le regole del distanziamento. Quindi non ci si potrà fermare davanti ai locali nell’area della Ztl e nelle zone calde della movida. Niente capannelli davanti ai locali, niente code per prendere cibo take-away o per prelevare i soldi al bancomat.

SECONDO LIVELLO

Se questo procedimento, che scatterà nel prossimo fine settimana, non dovesse funzionare, e il livello dei contagi dovesse salire,  scatterà  il secondo livello d’intervento. Ci saranno strade e piazze della movida che diventeranno off-limits. Chiuderà le piazze e le vie più frequentate, da via La Lumia a piazza Sant’Anna, dalla Vucciria a piazza Magione. La giunta, insieme con la polizia municipale, sta valutando di includere anche altre zone, come Mondello e le borgate. Di certo sarà inclusa la zona di piazza Politeama dove ci sono vie frequentatissime come  piazzetta Bagnasco o via Principe di Belmonte.

COPRIFUOCO

Questi due step dovrebbero evitare di arrivare al coprifuoco, che Orlando non vuole: «Io non ci voglio arrivare ─ ha detto il sindaco  nell’intervista rilasciata a Repubblica ─. Lo adotterò solo se sarà necessario, se tutti i tentativi che faremo prima per azzerare gli assembramenti falliranno. Ma non possiamo permetterci di fallire. Un nuovo lockdown non possiamo permettercelo, Per Palermo sarebbe un disastro sia a livello economico sia a livello sociale. Dobbiamo scongiurarlo. Ma sono molto preoccupato perché i contagi galoppano e non siamo preparati: dobbiamo attrezzare gli ospedali e rafforzare la medicina di base. Altrimenti a dicembre, quanto arriverà l’influenza, i pronto soccorsi andranno in tilt».

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Pippo Maniscalco