Modello 730, nuova tassa sulle rendite: da quest’anno paghi il 42% di tasse | Ti tolgono mezzo conto in banca
Modulo 730 - fonte caf - palermolive.it
Aumento le tasse in Italia, se hai dei guadagni ottenuti in questo modo il Fisco ti taglia le gambe
Negli ultimi giorni il mondo delle criptovalute in Italia è stato scosso da un acceso dibattito legato all’ipotesi di un significativo aumento delle tasse sulle plusvalenze, in particolare per quelle generate dal Bitcoin. A riaccendere la discussione è stato il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, nel corso della presentazione della legge di Bilancio 2025. La proposta prevede un possibile innalzamento dell’aliquota fiscale dal 26% attuale fino al 42%, una prospettiva che ha allarmato investitori e operatori del settore.
Attualmente in Italia, i guadagni realizzati da operazioni in criptovalute come il Bitcoin sono tassati con un’aliquota del 26%, applicata solo alle plusvalenze che superano i 2.000 euro annui. Questa disciplina fiscale, introdotta nella legge di Bilancio 2023, equipara i proventi derivanti dalle criptovalute a quelli ottenuti da altri strumenti finanziari. Gli investitori sono tenuti a dichiarare i redditi crypto compilando i quadri RT e RW nel modello Redditi 2024, con la scadenza fiscale prevista per il 30 giugno di ogni anno.
L’ipotesi di un’aliquota al 42% ha sollevato reazioni molto critiche. Tra le voci più autorevoli, quella di Federico Ametrano, CEO e co-fondatore di CheckSig, che ha parlato apertamente di una misura iniqua e potenzialmente incostituzionale. Ametrano sostiene che una tassazione così elevata spingerebbe inevitabilmente molti investitori a spostare i propri capitali verso giurisdizioni estere più favorevoli, con il rischio concreto di una fuga di risorse e un’erosione del mercato crypto italiano.
Oltre alla delocalizzazione degli investimenti, un altro effetto collaterale temuto dagli analisti è la corsa alla realizzazione dei guadagni entro il 2024, prima dell’eventuale entrata in vigore della nuova aliquota. Questo comportamento, spiegano gli esperti, potrebbe generare una forte instabilità sul mercato, spingendo al ribasso il valore delle criptovalute a causa delle massicce vendite. Un’anticipazione della tassazione, paradossalmente, potrebbe quindi danneggiare anche le entrate dello Stato, diminuendo la base imponibile.
Il nodo dell’equità fiscale
Uno dei punti più delicati riguarda il principio di equità. Attualmente, strumenti finanziari legati alle criptovalute come ETF o ETC continuerebbero a essere tassati al 26%, generando una disparità di trattamento tra chi investe direttamente in asset digitali e chi lo fa tramite strumenti derivati. Questa incoerenza normativa potrebbe rappresentare una criticità sotto il profilo costituzionale, andando a penalizzare un segmento specifico di contribuenti senza una giustificazione oggettiva.
Parallelamente al dibattito sull’aliquota, resta fondamentale ricordare che in Italia la mancata dichiarazione dei redditi derivanti da criptovalute comporta sanzioni pesanti. Chi non inserisce correttamente i guadagni nel proprio modello fiscale rischia una multa compresa tra il 3% e il 15% degli importi non dichiarati. Inoltre, esiste un’imposta di bollo annuale calcolata sul valore di mercato delle criptovalute detenute al 31 dicembre, un ulteriore onere per i detentori di asset digitali.
Una proposta ancora da definire
Nonostante le dichiarazioni del viceministro Leo abbiano creato agitazione nel settore, l’aumento della tassazione non è ancora realtà. La misura, infatti, potrà essere confermata solo con l’approvazione definitiva della legge di Bilancio 2025, attesa nei prossimi mesi. Fino ad allora, la proposta resta una possibilità, oggetto di discussione sia all’interno del governo che tra le associazioni di categoria.
Nel frattempo, cresce l’attesa tra gli investitori italiani, che si trovano a operare in un clima di incertezza normativa. L’eventuale aumento dell’aliquota fiscale rappresenterebbe un cambio di rotta importante, in grado di influenzare profondamente le strategie di gestione del patrimonio crypto. Resta da vedere se il governo opterà per una linea più morbida, capace di bilanciare esigenze di gettito fiscale e tutela dell’innovazione.