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Matteo Messina Denaro, poca gente alla manifestazione a Castelvetrano: “Qui fa ancora paura”

“Quella di ieri sera non è stata una provocazione contro i mafiosi, ma un invito ai miei concittadini ad essere più coraggiosi”. Così ha commentato a LaPresse Giuseppe Cimarosa, figlio di Rosa Filardo, cugina di primo grado di Matteo Messina Denaro. Ieri l’uomo ha organizzato una manifestazione in via Ruggero Settimo a Castelvetrano, luogo in cui è nato il boss e in cui la famiglia Messina Denaro vive tuttora. Ogni partecipante è stato inviato a portare simbolicamente un foglio bianco.

La manifestazione “non è stata molto partecipata”, aggiunge. “Per paura o anche per indifferenza, ma ci saranno altre occasioni. La gente forse adesso ha bisogno di un po’ di tempo per ragionare e trovare un po’ il coraggio“, ha sottolineato Cimarosa. “Io mi rendo conto che non è semplice, anche se non lo comprendo e mi fa un po’ rabbia. Però capisco che per molta gente sia un po’ difficile esporsi, però è necessario – continua -. La mafia fonda la sua forza sulla paura della gente. Se la gente smettesse di avere paura la mafia avrebbe più difficoltà a rigenerarsi”.

Il padre di Giuseppe Cimarosa, Lorenzo, è stato collaboratore di giustizia. “Noi da dieci anni, non avendo accettato il programma di protezione, abbiamo rischiato – dice l’uomo -. Dopo l’arresto del boss mi sono reso conto di aver rischiato molto di più perché si nascondeva a pochi chilometri da casa mia. Che poi, in realtà non si nascondeva neanche”.

Matteo Messina Denaro, chi è Giuseppe Cimarosa

Giuseppe Cimarosa, 40 anni, come anticipato, è figlio di Rosa Filardo, cugina di primo grado del capomafia. Sostanzialmente la madre era la sorella di Lorenza Santangelo, madre di Matteo Messina Denaro.  

“Sì, ho visto quei 500 ragazzi che sono scesi in piazza a Castelvetrano dopo la cattura di Matteo Messina Denaro. Ma sarò davvero contento solo quando manifesteranno i genitori, non i figli. Questo è il momento di ritrovare un briciolo di coraggio”. Così qualche giorno fa l’uomo ha dichiarato in un’intervista rilasciata a La Repubblica. Aveva anche raccontato che, quando era ragazzino, mentre i suoi “compagni di classe parlavano del boss con ammirazione”, per lui “non c’era nulla di cui vantarsi”. Punto di riferimento Peppino Impastato, che tante volte ha ispirato Giuseppe Cimarosa nelle difficoltà di una vita segnata dalla parentela con un boss. 

Quella parentela lontana infatti gli ha rovinato l’infanzia e l’adolescenza “come uno stigma”. Una decina di anni fa il padre decise poi di collaborare con la giustizia. Giuseppe ha scelto di rifiutare il programma di protezione. “Ho una mia identità di persona onesta che ho costruito negli anni e con fatica – ha commentato -. Non ci rinuncio per colpa di Matteo. Non sono un eroe, ho fatto una scelta, ho preferito la libertà e rimanere a casa mia. Però ho pagato un prezzo”. Non solo la tomba del padre, morto nel 2017, è stata vandalizzata due volte ma anche la paura costante: “Sono dieci anni che viviamo con l’ansia di essere ammazzati a colpi di pistola o con una bomba”.

Foto da Facebook Giuseppe Cimarosa

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Redazione PL