Dall'Italia

Marco Pantani, aperta terza inchiesta sulla morte del “Pirata”

Riaperta per la terza volta l’inchiesta sulla morte del campione del ciclismo Marco Pantani. Il fascicolo per omicidio contro ignoti è stato aperto, in realtà, nel 2019 dopo l’invio dell’informativa della commissione parlamentare antimafia alla Procura riminese. Adesso il fatto viene però conosciuto e, nonostante il riserbo sulla questione, si sa che la madre del “Pirata”, Tonina Belletti, è già stata ascoltata in Procura.

Tra le altre cose, la nuova inchiesta prenderebbe spunto dall’audizione di Fabio Miradossa alla commissione parlamentare antimafia, tenutasi a gennaio 2020. L’audizione fu poi segnalata ai pm.

“Marco è stato ucciso, l’ho conosciuto 5-6 mesi prima che morisse e di certo non mi è sembrata una persona che si voleva uccidere. Era perennemente alla ricerca della verità sui fatti di Madonna di Campiglio, ha sempre detto che non si era dopato”. Queste le parole di Miradossa, che nel 2005 ha patteggiato una pena per spaccio legata alla morte di Marco Pantani.

Mamma Tonina e la ricerca della verità

Tonina Belletti si è rivolta a due nuovi avvocati, Fiorenzo e Alberto Alessi. L’audizione in Procura è durata circa due ore.

“Mamma Tonina chiede di capire una volta per tutte se il figlio è morto per un mix di antidepressivi con la cocaina assunta precedentemente oppure se ci sono altri motivi”, spiega l’avvocato Fiorenzo Alessi. “Dopo che almeno 40 giudici hanno ritenuto priva di fondamento l’ipotesi dell’omicidio, confidare che a distanza di quasi 18 anni dalla morte di Pantani si possa configurare adesso è abbastanza difficile da credere, ma se la procura di Rimini sta indagando, noi collaboreremo per quanto possibile”.

La morte di Marco Pantani

Sulla fine di Marco Pantani aleggia il mistero da quel 14 febbraio 2004, quando il campione venne trovato morto nel residence “Le Rose” di Rimini, nella camera D5. Le autopsie rivelarono che la morte era avvenuta in tarda mattinata; la causa era un edema polmonare e cerebrale conseguente a un’overdose di cocaina e psicofarmaci.

La prima inchiesta venne aperta conseguentemente ai fatti. Una seconda inchiesta iniziò invece nel 2014, dopo un esposto-denuncia della famiglia. L’archiviazione giunse nel 2016 quando il gip Vinicio Cantarini dichiarò l’ipotesi dell’omicidio, sostenuta dai legali della famiglia, una “congettura fantasiosa”.

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Redazione PL