Lo chiamano PESCE CATASTROFE: se affiora in superficie sta arrivando un terremoto epico | Lo avvistano sempre prima di uno tsunami

terremoto - Palermolive
Misteriose apparizioni scuotono le coste del Pacifico: cosa sta succedendo davvero?
Sabbia bollente, ombrelloni colorati e onde che accarezzano la riva. L’estate, come ogni anno, torna a promettere svago, leggerezza e orizzonti senza pensieri. Ma quest’anno qualcosa di diverso si è insinuato nel cuore della stagione: un’ombra lunga e argentea è emersa dal profondo degli abissi, proprio quando il mare sembrava più quieto.
Nel giro di una settimana, quattro apparizioni inquietanti hanno attirato l’attenzione di biologi marini e curiosi. Un’enorme creatura marina, lunga fino a nove metri, si è mostrata lungo le coste di paesi molto distanti tra loro. Nessuna scena di film o leggenda antica: è tutto vero. Parliamo del famigerato pesce rema gigante, anche noto come re delle aringhe. Una creatura reale, sì, ma dal profilo quasi mitologico.
Sulle spiagge della Nuova Zelanda, in Tasmania e perfino in India, questo animale serpentiforme ha fatto capolino, morto o moribondo, tra lo sconcerto di chi lo ha trovato. Alcuni esemplari erano mutilati, senza testa; altri sembravano essere emersi dagli abissi solo per essere osservati un’ultima volta. Le immagini hanno subito fatto il giro dei social, diventando virali. “È un messaggio del mare”, ha scritto qualcuno. “Stanno arrivando i grandi terremoti”.
La leggenda, infatti, non è nuova. In Giappone lo chiamano Namazu no tsukai, messaggero del terremoto. In India lo ribattezzano Pesce Pralaya, araldo dell’apocalisse. A ogni apparizione segue un brivido collettivo: che sia davvero un segnale?
Cosa sappiamo davvero del “pesce del giudizio”
Il suo nome scientifico è Regalecus glesne, e detiene un record: è il pesce osseo più lungo del mondo. Il suo corpo può superare i 10 metri, le sue pinne scarlatte ondeggiano come nastri nel buio delle profondità. Vive tra i 200 e i 1.000 metri sotto il livello del mare, dove luce e calore non arrivano mai. Quando si mostra in superficie, gli scienziati si interrogano, e le credenze popolari si infiammano.
Secondo Nick Ling, professore all’Università di Waikato, “studiare questi animali è quasi impossibile”. Le condizioni in cui vivono rendono ogni avvistamento un’occasione preziosa. “La maggior parte muore e affonda: il fatto che questi stiano arrivando a riva tutti insieme è eccezionale”. Anche il biologo John Pogonoski del CSIRO conferma: “In Australia abbiamo solo 70 documenti affidabili. In Nuova Zelanda, 20. È un evento raro”.
Allarme tsunami o suggestione collettiva?
Qui entra in scena la parte più controversa. Secondo Kiyoshi Wadatsumi, sismologo giapponese, questi pesci sono molto sensibili ai movimenti delle faglie. Vivendo in profondità, sarebbero in grado di percepire cambiamenti sottili nella pressione dell’acqua e nella geologia del fondale. È questa sensibilità che li spingerebbe a salire in superficie prima di eventi catastrofici.
Non è una semplice ipotesi folkloristica: prima del terribile tsunami di Tohoku del 2011, ci furono molte segnalazioni di pesci rema vicino alla costa. Da lì l’accostamento, mai dimostrato ma durissimo da sradicare. “Molti di questi araldi dell’apocalisse stanno uscendo ultimamente”, ha scritto un utente su Facebook. I post sono stati condivisi decine di migliaia di volte. Tuttavia, la scienza frena. Secondo Neville Barrett, dell’Università della Tasmania, “non esistono prove conclusive che colleghino gli avvistamenti a eventi sismici”. Sebbene un terremoto possa disorientare animali abissali, la comparsa del pesce rema potrebbe dipendere da malattie, inquinamento o correnti anomale, non da presagi apocalittici.