GRIGLIATE ESTIVE: il divieto è assoluto, 800€ di multa un barbecue con gli amici | Ti salassano vivo per una costoletta

Divieto di grigliate in terrazzo - fonte pexels - palermolive.it (2)

Divieto di grigliate in terrazzo - fonte pexels - palermolive.it

Anche se il terrazzo è tuo non puoi fare ciò che ti pare, se porti avanti certe condotte il vicino ti può anche querelare

La convivenza all’interno di un condominio può trasformarsi, in alcuni casi, in un autentico incubo. Basta un litigio per innescare una spirale di ostilità che sfocia in comportamenti molesti, vessatori o addirittura persecutori. Quando il proprio vicino di casa inizia a rendere invivibile la quotidianità con atti continui e mirati, è importante sapere che la legge offre degli strumenti per difendersi. In questo articolo vediamo come affrontare i cosiddetti “vicini fastidiosi”, sempre nel rispetto delle regole e della legalità.

Rumori molesti, odori insopportabili, rifiuti lasciati davanti alla porta di casa, citofonate a vuoto o sottrazione di corrispondenza: sono tutte condotte che, se ripetute nel tempo, non solo rendono la vita difficile, ma possono anche superare la soglia della legalità. Il codice civile vieta le immissioni acustiche e olfattive superiori alla normale tollerabilità (come cucinare o grigliare in balcone e produrre odori e fumo). Ciò consente di agire per ottenere il risarcimento del danno o la cessazione del comportamento illecito. Anche i piccoli gesti, come sporcare il pianerottolo o danneggiare il proprio spazio esterno, rientrano tra gli atti che possono essere legalmente perseguiti.

Non tutte le molestie da parte del vicino si esauriscono in semplici disturbi. Quando le azioni si moltiplicano e mostrano un disegno persecutorio, si può configurare il reato di stalking. La giurisprudenza ha riconosciuto l’esistenza dello “stalking condominiale”, ovvero l’insieme di condotte moleste, anche in apparenza banali, che causano alla vittima uno stato di ansia, paura o la costringono a cambiare le proprie abitudini di vita. L’intensità e la ripetizione nel tempo sono gli elementi chiave per valutare il passaggio da semplice disturbo a vera e propria persecuzione.

La legge penale entra in gioco tutte le volte in cui le molestie si accompagnano a minacce, diffamazioni, lesioni o atti persecutori. Il reato di stalking è punibile penalmente e consente alla vittima di ottenere misure di protezione come l’allontanamento dell’aggressore. Anche due soli episodi possono essere sufficienti per configurare il reato, a condizione che causino conseguenze gravi sul piano psicologico o sociale. La Cassazione ha più volte confermato la validità di questa impostazione, anche in ambito condominiale.

La querela come primo strumento di tutela

La via giudiziaria più immediata consiste nella presentazione di una querela. È possibile rivolgersi alla polizia, ai carabinieri o direttamente alla Procura della Repubblica, meglio ancora se assistiti da un avvocato. La querela deve essere supportata da elementi probatori concreti, come registrazioni, testimonianze o documentazioni. Spesso, prima di arrivare a questa fase, è consigliabile far inviare una diffida formale dall’avvocato, nella speranza che il molestatore interrompa i suoi comportamenti senza bisogno di arrivare in tribunale.

Quando non si vuole, almeno inizialmente, ricorrere alla querela, si può seguire la via amministrativa rivolgendosi al Questore. Questi ha la possibilità di emettere un ammonimento, una sorta di avviso formale che invita il soggetto molesto a cessare le sue condotte. Pur non essendo una sanzione penale, l’ammonimento ha un valore significativo: in caso di recidiva, può rafforzare eventuali accuse successive e dimostrare che il soggetto era stato già messo in guardia.

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Divieto di grigliate in terrazzo – fonte pexels – palermolive.it

La posizione dell’amministratore di condominio

Anche l’amministratore di condominio può intervenire in alcune situazioni. Sebbene non abbia poteri giudiziari, può richiamare formalmente il condomino molesto e riferire i comportamenti alle autorità competenti. Inoltre, può convocare un’assemblea per valutare eventuali provvedimenti, come la modifica del regolamento condominiale o l’avvio di un’azione civile. Il suo intervento può essere utile soprattutto nelle fasi iniziali del conflitto, quando un richiamo formale può ancora evitare l’escalation.

In casi estremi ci si potrebbe chiedere se sia lecito difendersi da soli, magari rispondendo con le stesse modalità alle provocazioni del vicino. Tuttavia, la legge italiana consente la legittima difesa solo quando vi è un pericolo attuale e concreto per la propria incolumità fisica. Rispondere con gesti di pari gravità potrebbe peggiorare la situazione o far scattare una responsabilità penale anche a carico della vittima. La via migliore resta sempre quella legale.