A 96 anni un palermitano si laurea in Storia e filosofia

Un palermitano oggi entrerà nel Guinnes dei primati: diventerà infatti il neo laureato più anziano del mondo. Giuseppe Paternò, pensionato di 96 anni e 10 mesi d’età, sarà proclamato dottore in Scienze storiche e filosofiche e diventerà il “dottore Paternò”. Due figli, quattro nipoti, classe 1923, si è iscritto nell’ateneo palermitano nel 2017, a 94 anni, ed ha superato tutte le materie senza ritardi con una media del 29. Ha sostenuto, causa Covid, la discussione della tesi on line, attraverso lo schermo di un computer. Ma la discussione finale, il voto e la proclamazione avverranno oggi pomeriggio.

IL SUO PASSATO

Ecco come Giuseppe Paternò si è raccontato al corriere.it, iniziando dal suo passato da adolescente: «Allora non bastava essere bravi, se venivi da una famiglia dove cominciavi a lavorare a 7 anni. Soltanto a 16 convinsi mio padre a farmi andare all’avviamento professionale. Prendevo 8 in italiano, ma non ci fu verso. Prima fattorino all’Utet, poi alle Ferrovie. E ci voleva un titolo di studio. Solo a 30 anni, studiando alla scuola serale, riuscii a prendere quello di geometra. E mi è servito. Una vita a lavorare. Poi, la pensione…».

LA SUA “SECONDA VITA”

E qui comincia quella che Giuseppe Paternò può considerare la sua “seconda vita”: «E che faccio adesso? Cominciai con due corsi di teologia. Importante era studiare, apprendere, ragionare. Fra tanti libri decisi di scriverne uno mio, “Quando il tram arrivava a Mondello. Storia dei ragazzi di via Papireto”. Il quartiere in cui sono nato. La mia storia. Ma anche la storia dei personaggi storici della città. Ne è venuto fuori un testo pubblicato da una piccola casa editrice (Qanar ndr), con una nota di Leoluca Orlando. Ma hanno venduto 200 copie. Poche. Adesso che mi laureo, ci rimetto mano, lo riscrivo e lo aggiorno».

COINCIDENZE

Infine il neolaureando Giuseppe Paternò non può fare a meno di evidenziare alcune coincidenze. A cominciare dal giorno della sua laurea, che coincide con quello della morte della moglie, avvenuta il 29 luglio del 2006. Inoltre ha ripensato anche a sua madre, che nel 1920, cento anni fa, perse entrambi i genitori a causa di un’altra perniciosa pandemia, la Spagnola. Sostiene di avere qualche acciacco, ma di fatto si muove con disinvoltura. E termina la sua intervista rivolgendosi ai giovani: «Studiate, studiate, studiate».

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Pippo Maniscalco