Cronaca di Palermo

Lo stretto collaboratore di Falcone e Borsellino: “Vanno ricordati ogni giorno, lasciati soli trent’anni fa”

Giovanni Paparcuri, sopravvissuto all’attentato che uccise il giudice Rocco Chinnici di cui era l’autista, è considerato uno dei più stretti collaboratori di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. I due magistrati lo hanno voluto al loro fianco. subito dopo il tragico attentato del 1983, conoscendo anche la sua passione per l’informatica.

Tanti ricordi mi legano ai giudici Falcone e Borsellino – racconta Paparcuri a Palermo Live -. A loro devo la mia rinascita: dopo l’attentato al giudice Chinnici volevo ritirarmi, ma i due magistrati hanno voluto che collaborarsi con loro, in particolare Borsellino. In quel periodo stavano lavorando al maxi processo, tutto il team era pronto ad aiutarli. Il giudice Falcone era un trascinatore, tutti erano innamorati di lui. I momenti passati con loro sono tutti importanti“.

Il ricordo della strage di Capaci e di via D’Amelio, Paparcuri li ricorda con due stati d’animi differenti. “Una batosta l’attentato a Giovanni Falcone – afferma  -. Io ero convinto che andando via da Palermo l’avrebbero lasciato in pace, invece la mafia ha voluto vendicare il maxiprocesso. Io dopo la sua morte volevo lasciare, ma il dottore Borsellino mi disse “non ti preoccupare che ci sono io”. Ma i giorni passati con il giudice sono stati di agonia: lui era molto pensieroso, era anche un po’ arrabbiato per le indagini sulla strage di Capaci che lo le avevano affidate a un magistrato non esperto di mafia. Quando ho sentito che avevano fatto saltare in aria Borsellino, ho pensato che finalmente aveva smesso di soffrire. Tutti ce l’aspettavamo”.

Giovanni Paparcuri – Foto profilo Facebook

LA MAFIA É PIÙ NASCOSTA, MA PIÙ FORTE

Per Paparcuri il fenomeno mafioso è ancora presente e rispetto al passato oggi è più forte perché maggiormente nascosto: “La mafia c’è sempre, lo dimostrano gli arresti dell’ultima settimana e le ultime elezioni amministrative. A me disturba il fatto che due ex condannati per mafia debbano decidere il nuovo sindaco di Palermo, con tutto il rispetto per Lagalla, Dell’Utri e Cuffaro. Io credo che oggi la mafia sia più forte, oggi non sappiamo chi ha preso il posto di Riina e Provenzano. Se non conosci chi c’è a capo di Cosa Nostra parti svantaggiato“.

Paparcuri ricorda Falcone e Borsellino quotidianamente e non solo il 23 maggio e il 19 luglio “Non amo le commemorazioni fatte in una certa maniera. Ad esempio per il trentennale invece di fare le passerelle con musica bastava una fiaccolata con un minuto di silenzio. Questi uomini vanno ricordati ogni giorno, non solo nell’anniversario dell’uccisione, quello che faccio io”

Oggi per chi vuole conoscere la storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non può non visitare il bunkerino dove Giovanni Paparcuri è sempre pronto a fare da guida nella visita del museo. Qui vi sono gli strumenti originali dell’epoca utilizzati dai due magistrati: le macchine da scrivere, gli appunti, i primi computer, sedie e scrivanie. “Il bunkerino nasce nel 2016 per ricordare e fare conoscere cosa hanno fatto persone come i due giudici – afferma Paparcuri -. Il mio obiettivo è fare memoria, se lo faccio bene o male non lo stabilisco io, l’importante per me è che lo faccio col cuore”.

In sei anni sono venute circa 30 mila persone, turisti da tutto il mondo tra cui giapponesi, croati e coreani. E per chi visita il bunkerino non può non esserci un poco di commozione: “La mia ricompensa è questa, le lacrime di persone che voglio ancora bene ai due giudici. Noi trent’anni fa a Falcone e Borsellino li abbiamo lasciati soli – dice commosso  Paparcuri -, adesso invece siamo tutti solidali. Questa solidarietà la dovevamo dimostrare tempo fa. I due magistrati erano sempre soli contro tutti, ma col sorriso andavano avanti. Quest’ultima era la parola chiave del computer di Falcone che conoscevo solo io, “Avanti”, è quello che mi ripeto ogni giorno. Sarò grato sempre a quei due grandi uomini perché hanno creduto in me e se oggi sono qualcuno è senza dubbio merito loro ed è giusto che li ricordi a modo mio”. 

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Elian Lo Pipero