Eventi e spettacolo

A Giardini Naxos “Il derviscio di Bukhara” di Alberto Samonà

“Il derviscio di Bukhara” è il titolo dello spettacolo scritto e diretto dal giornalista e scrittore palermitano Alberto Samonà, che andrà in scena domenica 10 settembre a Giardini Naxos, in provincia di Messina. 
Al centro del racconto, la spiritualità dei sufi, di cui nel tempo la città di Bukhara nell’Asia centrale fu uno dei siti più importanti. 
Lo spettacolo, prodotto da “Terzo Millennio Progetti Artistici“, si terrà al  Teatro della Nike, nel Parco Archeologico di Naxos, in via Schisò alle 21:00. 
Organizzato in collaborazione con “Naxoslegge“, festival delle narrazioni, della lettura e del libro, l’evento si inserisce nell’ambito della rassegna “Comunicare l’Antico”. 
L’ingresso è libero, fino a esaurimento dei posti disponibili. 

ARMONIE D’ORIENTE FRA TEATRO, MUSICA E DANZE SUFI

Come precisa l’autore, “Il derviscio di Bukhara” non è uno spettacolo teatrale, musicale o di danza, bensì di un invito alla ricerca interiore.
Lo spettatore è condotto alla scoperta di un universo che si dischiude in una dimensione senza tempo, sebbene antica di secoli. 
Un gesto di ringraziamento e, al tempo stesso, una preghiera, tra simboli, racconti e analogie proprie del Sufismo. 
Ma anche un viaggio che si snoda attraverso narrazioni, musica e danze sufi e persiane, conducendo il pubblico tra le magie dell’Oriente.
“Il derviscio di Bukhara” rappresenta la ricerca di un incontro con il piano universale, che avviene mediante la parola, il suono e il movimento. 
Le armonie musicali e i canti patrimonio dei dervisci accompagnano sovente il sacro rito dello zhikr e le danze sacre danno la possibilità di scoprire un universo sacro, che congiunge il piano umano al divino
Allo stesso modo, il ritmo della voce completa l’opera all’insegna di una “circolarità rituale” propria della tradizione dei cantastorie erranti d’Oriente. 

Alberto Samonà, giornalista e scrittore

UN INCONTRO TRA TRADIZIONI

Al centro della vicenda narrata c’è l’arte dei tappeti, che nell’Asia centrale si tramanda da sempre e che schiude alla conoscenza di antichi saperi. 
Ma è anche un racconto d’amore: fra i riferimenti e le fonti a cui si ispira lo spettacolo, infatti, vi sono fiabe e poemi orientali.  Fra essi, la storia di “Leyla e Majnun” di Nizami Ganjavi, poeta persiano del dodicesimo secolo dopo Cristo. 
IL testo si arricchisce inoltre di storie della tradizione del Sufismo. 
Le narrazioni teatrali sono affidate a Stefania Blandeburgo e Davide Colnaghi, la musica e i canti sufi a Tito Rinesi & Ensemble Dargah
La formazione  è composta da Tito Rinesi  (voce, tamburo a cornice e saz), Piero Grassini (oud e voce), René Rashid Scheier (flauto ney) e Flavio Spotti (percussioni e voce). 
Coreografie, danze persiane e sufi con Grazia Cernuto e Amal Oursana.
Tradizioni diverse si incontrano: la spiritualità dell’Asia Centrale, le danze dei dervisci e quelle di più marcata influenza persiana, la musica sufi dell’area ottomano-turca e del vicino Oriente e le narrazioni circolari e rituali dell’Asia.
Un incrocio che diviene metafora di un viaggio lungo la “Via della Seta”, di cui la città di Bukhara fu tappa fondamentale, meta di viaggiatori di ogni provenienza che attraversavano vasti territori sulla rotta che congiungeva e congiunge, spiritualmente e culturalmente, Oriente e Occidente, fino al Mediterraneo.

Fonte foto: Facebook e Studio505 e Christian Garascia
Published by
Marianna La Barbera