Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha promulgato la legge sulla festa nazionale di San Francesco rilevando alcuni aspetti critici, segnalati ai presidenti delle camere La Russa e Fontana.
“Ho provveduto alla promulgazione della legge – pur se il suo testo presenta alcuni aspetti critici che avverto il dovere di segnalare – in considerazione del significato del provvedimento e della circostanza che i rilievi non riguardano profili di natura costituzionale“, ha dichiarato il Capo dello Stato.
Il quadro normativo che risulta dalla legge approvata è il seguente: la stessa giornata del 4 ottobre è qualificata sia festività nazionale, in onore di San Francesco d’Assisi, sia solennità civile, in onore di Santa Caterina da Siena. Omaggi di pari dignità, ma con ben diverse modalità di celebrazione. Da qui, soprattutto nella scelta di ripristinare per il santo poverello la data del 4 ottobre – che dal 1958 fino al 1977 ha sempre condiviso con la Santa senese – si aprono una serie di piccoli problemi anche organizzativi che hanno acceso i dubbi del Colle.
Nel promulgare comunque la legge, infatti, Mattarella ha voluto chiedere alle Camere di provvedere alle necessarie correzioni al testo. Nel ripristinare la festa nazionale si producono nuovi effetti giuridici e organizzativi. Alcuni anche rilevanti come le scuole e gli uffici chiusi e l’orario festivo nei luoghi di lavoro. La solennità civile riservata a Santa Caterina prevede, invece, ad esempio iniziative educative e istituzionali con scuole e amministrazioni coinvolte nella promozione di attività sui valori espressi dalla santa, ma col 4 ottobre che diventa giorno festivo, le scuole saranno chiuse. Ecco il cortocircuito.
“Appare evidente – scrive Mattarella a questo proposito – come la normativa che disciplina le due ricorrenze richieda interventi correttivi volti a coordinare tra loro i due testi normativi. La medesima giornata, il 4 ottobre, non può essere qualificata, al contempo, sia festività nazionale sia solennità civile, anche perché, tra l’altro, da tali qualificazioni il nostro ordinamento fa discendere effetti diversi”.