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Femminicidio Acitrezza, presidente ufficio Gip: “Nessuna colpa del collega”

C’è ancora tanta tristezza per la morte di Vanessa Zappalà, uccisa domenica notte a Acitrezza dall’ex fidanzato 38enne Antonino Sciuto mentre si trovava sul lungomare con amici. L’omicida qualche ora dopo è stato ritrovato suicida in un casolare dello zio a Trecastagni.

Vanessa aveva denunciato Sciuto per stalking e la Procura aveva ottenuto dal Gip gli arresti domiciliari per l’uomo.; successivamente per Sciuto, dopo la scarcerazione, è scattato il divieto di avvicinamento. “Non mi sento di contestare alcuna colpa al collega, ha agito secondo legge: nel fascicolo c’erano anche elementi contrastanti di cui ha tenuto conto, come un primo riavvicinamento tra i due. E anche se lui fosse stato agli arresti domiciliari sarebbe potuto evadere e commettere lo stesso il delitto”. Lo ha dichiarato il presidente dell’ufficio del Gip di Catania, Nunzio Sarpietro.

L’IDEA DEL GIP CONTRO GLI STALKER

E’ difficile controllare tutti gli stalker. Noi emettiamo come ufficio 5-6 ordinanze restrittive a settimana ed è complicato disporre la carcerazione perché occorrono elementi gravi e, comunque, non si può fare fronte ai fatti imponderabili“. Una soluzione per Sarpietro potrebbe essere “un braccialetto elettronico ‘out’ per l’indagato che segnali la sua presenza. E contemporaneamente un dispositivo per la vittima che emetta segnali acustici e luminosi quando lo stalker viola la distanza impostagli dal provvedimento di non avvicinamento”.

Il padre di Vanessa, Carmelo Zappalà è tornato a parlare della tragedia che ha colpito la sua famiglia. “Il suicidio di Sciuto?  Si è tolto dai piedi e non può fare più danni. Anche se stanno per anni in carcere, se non li recuperi poi fanno quello che devono fare lo stesso. Ha tolto la vita una ragazza di 26 anni, era una persona che non stava bene. E’ successo e purtroppo succederà sempre…”

Una tragedia che si sarebbe potuta evitare.Con le leggi giuste l’omicidio si sarebbe potuto evitare l’omicidio di mia figlia, ma quelli che si sono stati e quelli che verranno dopo, perché ancora ce ne saranno. Per queste persone ci deve essere una struttura dove chiuderli per curarli. Li devono recuperare perché hanno dei problemi. E se non ci riescono a curarli li tolgano dal giro, perché fanno solo danno”.

Sciuto spiava in continuazione Vanessa. “Dopo il suo arresto non l’abbiamo visto e pensavamo fosse finito. Evidentemente nei due mesi successivi ha maturato la decisione di uccidere mia figlia e di uccidersi. Non mi piaceva tanto, ma all’inizio andava d’accordo con lei. Hanno convissuto per circa 8 mesi a casa mia e qualche problema c’è stato. Poi è finita ed è andato via dall’abitazione. Tornava e piangeva perché voleva tornare con lei: ma era un attore.

Stava sempre davanti casa nostra –continua -, mia figlia era ‘prigioniera’. La seguiva anche al panificio dove lei lavorava. Siamo andati anche a casa dei suoi genitori per chiarire delle cose e suo padre è una persona squisita che gli diceva che se la storia era finita doveva smetterla. Si era fatto una copia delle chiavi di casa. Saliva nel sottotetto e ascoltava tutto quello che ci dicevamo e quello che diceva mia figlia. Una volta lo abbiamo scoperto là dentro assieme a un vicino di casa. E lui mi ha accusato di ‘coprire’ mia figlia. Adesso devo solo rassegnarmi alla perdita di Vanessa…”.

LUTTO CITTADINO

A Trecastagni, il paese dove abitava Vanessa, è lutto cittadino, il Comune ha sospeso tutte le manifestazioni estive. Per la giovane si è tenuta anche una fiaccolata

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Redazione PL