ESCLUSIVO MINISTERO – Calderone ci mette la faccia: “Passeremo tutti all’indeterminato”, il lavoro è un diritto | Compratevi casa e macchina

Soldi (Pixabay) PalermoLive

Negli ultimi anni nel mondo meno contratti a tempo indeterminato e tanta incertezza. Cosa potrebbe succedere. 

In Italia, la diffusa prassi di ricorrere a contratti a tempo determinato rispetto a quelli a tempo indeterminato rappresenta un malcostume strutturale che incide profondamente sul mercato del lavoro. Questa tendenza, spesso giustificata con la necessità di flessibilità da parte delle aziende, genera una precarietà diffusa.

La prevalenza dei contratti a termine è strettamente legata alla persistente crisi occupazionale che affligge il Paese. Le aziende, in un contesto economico incerto, tendono a preferire forme contrattuali più flessibili e meno vincolanti, ritardando o evitando l’assunzione a tempo indeterminato. Questo crea un circolo vizioso in cui la mancanza di stabilità lavorativa frena i consumi e gli investimenti.

Le conseguenze di questa situazione sono molteplici e gravose. I lavoratori con contratti a termine vivono in una condizione di costante incertezza. Questa precarietà si riflette sulla loro capacità di accedere a mutui, prestiti e altri strumenti finanziari, limitando le loro prospettive di vita.

Un mercato del lavoro caratterizzato da una forte instabilità contrattuale ha ripercussioni negative sull’innovazione e sulla produttività. I lavoratori precari sono spesso meno incentivati a investire nella propria formazione e a sviluppare competenze specifiche per l’azienda, sapendo che la loro permanenza è temporanea. Affrontare questo malcostume e promuovere forme contrattuali più stabili e tutele adeguate per i lavoratori è cruciale per rilanciare l’occupazione.

Referendum 8/9 giugno

Il referendum dell’8 e 9 giugno rappresenta un’importante occasione per i cittadini di esprimere la propria opinione su cinque quesiti abrogativi riguardanti il mondo del lavoro e la cittadinanza. Partecipare al voto è un diritto civico fondamentale che permette di contribuire attivamente alle decisioni che riguardano la società e il proprio futuro.

Ogni “Sì” o “No” espresso nelle urne ha il potenziale di influenzare direttamente normative esistenti su temi cruciali come le tutele sul lavoro, i licenziamenti, i contratti a termine, la responsabilità negli appalti e i tempi per l’ottenimento della cittadinanza italiana.

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Sempre meno tempo indeterminato

Negli ultimi dieci anni, il Jobs Act ha avuto un impatto significativo sul mercato del lavoro italiano. I dati indicano un aumento di oltre il 50% dei contratti a tempo determinato, mentre quelli a tempo indeterminato sono diminuiti del 35%. Questa tendenza ha contribuito a incrementare la precarietà lavorativa, soprattutto tra i giovani.

Se al referendum dell’8 e 9 giugno dovesse prevalere il “Sì”, si assisterebbe a una riduzione della facilità con cui le aziende possono stipulare contratti a tempo determinato. Questo potrebbe favorire una maggiore stabilità occupazionale e incentivare l’assunzione a tempo indeterminato, modificando l’attuale equilibrio del mercato del lavoro.