Ecco la Stonehenge siciliana: scoperta su questo incredibile altipiano a mezz’ora da Palermo | Archeologi riscrivono la storia

Stonehenge siciliana - etnaexperience - palermolive.it

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Alla scoperta dell’Argimusco, un paesaggio scolpito dal vento e dalla fantasia. Tra mito e scienza, un altare celeste

A pochi chilometri dal borgo medievale di Montalbano Elicona, immerso nel silenzio solenne delle montagne tra i Nebrodi e i Peloritani, sorge uno dei siti più enigmatici e suggestivi del Sud Italia: l’Altopiano dell’Argimusco. Situato a oltre 1200 metri di altitudine, questo luogo incanta per la sua atmosfera sospesa nel tempo, dove la natura e il mistero si fondono in un equilibrio perfetto. Eppure, nonostante la sua straordinaria bellezza, l’Argimusco è ancora poco conosciuto dal grande pubblico.

Il paesaggio dell’Argimusco è dominato da enormi formazioni rocciose di arenaria quarzifera, modellate nel corso dei millenni. Il vento, l’acqua e gli agenti atmosferici hanno scolpito queste pietre fino a farle assumere forme che l’immaginazione umana ha interpretato in mille modi. Alcuni vi riconoscono animali, altri figure umane, simboli o strumenti antichi. È per questo che le rocce dell’Argimusco vengono chiamate megaliti: sembrano testimonianze silenziose di una civiltà arcaica.

Molti studiosi e appassionati ritengono che questo sito possa essere stato usato fin dall’Età del Bronzo per scopi rituali o astronomici. Le posizioni delle rocce, i loro allineamenti con determinati eventi celesti e la vista panoramica che offre l’altopiano – che spazia dall’Etna alle isole Eolie – fanno pensare a un antico osservatorio. Tuttavia, mancando scavi archeologici completi, l’origine e la funzione di questo luogo restano in parte avvolte nel mistero.

Tra le formazioni più conosciute ci sono la Roccia dell’Aquila, che pare osservare l’Etna con il suo becco scolpito, e la Roccia dell’Orante, che ricorda una donna in preghiera alta 25 metri. Poi ci sono il Guerriero o il Prete, a seconda di come lo si interpreta, e la Torre, anche detta la Sedia a Dondolo, per la sua forma squadrata. All’ingresso del sito si ergono due rocce affiancate che rappresenterebbero il Maschile e il Femminile, simboli della fertilità.

Un contesto archeologico ancora da esplorare

Accanto alla Rupe dell’Acqua si trova una sorta di vasca scavata nella pietra, lunga un metro e mezzo e profonda circa mezzo metro. Non si sa se sia naturale o frutto dell’intervento umano. Potrebbe essere stata usata per raccogliere acqua piovana, per rituali o come sepoltura. Questi indizi rafforzano l’ipotesi che il sito avesse un significato sacro per le popolazioni antiche.

Passeggiare tra i megaliti dell’Argimusco è un’esperienza che coinvolge tutti i sensi. Il vento che soffia tra le rocce sembra raccontare storie dimenticate, mentre il panorama sconfinato regala emozioni autentiche. Salire sulle rocce, dove possibile, consente di abbracciare con lo sguardo l’Etna, le Eolie, Capo Milazzo e Capo Calavà. È un luogo che stimola la contemplazione e il rispetto per una natura che si fa arte.

Stonehenge siciliana - strettoweb - - palermolive.it
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Un’escursione adatta anche ai più piccoli

L’accesso al sito è facile e alla portata di tutti, anche delle famiglie con bambini. Si può lasciare l’auto poco fuori dalla riserva e seguire un sentiero ben tracciato che si snoda tra le formazioni rocciose. Alcune zone offrono riparo dal vento, ideali per una sosta o un picnic. Con scarpe da trekking e una giacca a vento, l’escursione diventa piacevole anche in inverno.

L’ultima parte della strada per l’Argimusco è un po’ dissestata, ma percorribile con attenzione. Una volta arrivati, si ha l’impressione di trovarsi in un luogo fuori dal tempo, dove la Sicilia mostra il suo volto più insolito e affascinante. Un angolo remoto che merita di essere conosciuto e preservato, perfetto per chi ama camminare, riflettere o semplicemente lasciarsi stupire dalla meraviglia.