Disastro INPS, un mare di errori nei conteggi: stanno chiedendo 50.000€ ai pensionati | Se ne accorgono dopo decenni

INPS - fonte pexels - palermolive.it

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Errore INPS e restituzione delle somme, arriva un’importante sentenza del Tribunale di Roma, non è più colpa tua se ricevi più soldi

Una recente sentenza del Tribunale di Roma ha fatto chiarezza su un tema molto delicato: la restituzione delle somme indebitamente percepite dai pensionati a causa di errori dell’INPS. Il caso in esame riguarda un pensionato che per anni ha ricevuto un assegno mensile più alto di quanto gli spettasse, senza aver fatto nulla per ottenere questo vantaggio. Il Tribunale ha stabilito che, in assenza di dolo o malafede, il pensionato non può essere obbligato a restituire quanto ricevuto.

Non si tratta di una novità assoluta, ma di un principio già più volte affermato in passato anche dalla Corte di Cassazione. Già nel 2018, infatti, la Suprema Corte aveva chiarito che il pensionato non è tenuto a restituire somme indebitamente percepite quando l’errore è da attribuire esclusivamente all’Istituto. Questo orientamento trova ora ulteriore conferma nella recente pronuncia del Tribunale di Roma, che rafforza la tutela per chi si trova in buona fede.

Nel caso oggetto della sentenza, un anziano cittadino aveva percepito per anni una pensione superiore al dovuto. L’errore è stato interamente commesso dall’INPS, che si è accorta solo dopo diverso tempo dello sbaglio. Quando l’Istituto ha richiesto la restituzione di oltre 51 mila euro, il pensionato si è rivolto al giudice. Il Tribunale ha accolto la sua richiesta, stabilendo che non vi era stato alcun comportamento scorretto da parte sua, ma solo un legittimo affidamento nei confronti delle istituzioni.

Ciò che ha inciso maggiormente nella decisione del Tribunale è stata la buona fede del pensionato. Il giudice ha infatti ritenuto che egli non avesse alcun motivo per dubitare della correttezza degli importi ricevuti. Il fatto che quei soldi siano stati utilizzati per sostenere le spese quotidiane ha rafforzato la convinzione che si trattasse di somme regolarmente spettanti. In assenza di dolo, dunque, la pretesa restitutoria dell’INPS è stata giudicata illegittima.

L’onere della prova grava sull’INPS

Un altro punto fondamentale chiarito dalla sentenza è che l’onere della prova spetta all’INPS. Se l’Istituto intende ottenere la restituzione delle somme, deve dimostrare che il pensionato abbia agito in malafede o abbia tenuto un comportamento tale da indurre in errore. Non basta quindi la semplice scoperta di un errore contabile per far valere un diritto alla restituzione.

Questa decisione del Tribunale di Roma si inserisce in un contesto più ampio di tutela del cittadino nei confronti della pubblica amministrazione. Il principio alla base è semplice: non si può far ricadere sulle persone le conseguenze di errori compiuti da chi ha il compito di gestire e calcolare le prestazioni sociali. La fiducia del cittadino nell’amministrazione deve essere protetta, soprattutto quando si tratta di soggetti fragili come i pensionati.

Pensionato - fonte pexels - palermolive.it
Pensionato – fonte pexels – palermolive.it

Un precedente importante per altri casi simili

La sentenza potrebbe fare da riferimento per numerosi altri casi in cui l’INPS ha richiesto la restituzione di importi percepiti per errore. Ogni anno, infatti, vengono notificati migliaia di provvedimenti di recupero da parte dell’Istituto. La decisione del Tribunale di Roma invita a valutare con attenzione ogni singola posizione, tenendo conto delle circostanze specifiche e della condotta del beneficiario.

Il principio sancito da questa sentenza trova equilibrio tra il rigore del diritto e il buon senso della giustizia. Se è vero che l’INPS ha il dovere di amministrare correttamente le risorse pubbliche, è altrettanto vero che non può pretendere il rimborso da chi non ha colpe. L’interesse alla correttezza contabile non può prevalere sul diritto alla serenità e alla fiducia dei cittadini. Questa decisione rappresenta un segnale forte e chiaro in favore della tutela dei più deboli.