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Diciotto mesi per una risonanza magnetica, il calvario di una 23enne siciliana: scatta la denuncia

Un anno e mezzo di attesa per una risonanza magnetica. Il calvario di una 23enne di Milazzo, nel Messinese, affetta da sindrome di Bechet, finisce in procura. A raccontare la storia della ragazza, che da quando aveva 12 anni è costretta a passare da un ospedale all’altro, è la Gazzetta del Sud. Invalida all’ottanta per cento, titolare di legge 104 comma ter, già sottoposta a diversi interventi chirurgici, vittima di tre perforazioni intestinali nel tempo, secondo il sovracup non avrebbe alcun canale preferenziale per ottenere un esame strumentale. Risonanza a dicembre 2026.

La vicenda

La madre della paziente promuove a pieni voti le strutture ospedaliere che hanno seguito la figlia, ma boccia il sistema che già una volta l’ha portata a pagare 1.300 euro per una serie di esami che altrimenti non avrebbe avuto in tempo ma a cui avrebbe dovuto avere accesso gratuitamente.

Il sovracup a cui si è rivolta la famiglia ha risposto che quegli esami, due risonanze magnetiche, per ora, anche volendo, non si possono eseguire in intramoenia e potrebbero essere effettuati a giugno e a ottobre del 2026 al Policlinico di Messina. Di qui la decisione di presentare una denuncia ai carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto.

Codacons: “Presenteremo un esposto”

Il Codacons interviene con decisione sul caso: “Oltre diciotto mesi di attesa, nonostante la grave condizione clinica e le tutele garantite dalla legge, rappresentano per l’associazione una violazione palese del diritto alla salute sancito dalla Costituzione”, recita una nota. Il Codacons annuncia che presenterà un proprio esposto alla Procura della Repubblica di Messina e si dichiara pronto a costituirsi parte offesa nel procedimento, per difendere non solo la giovane paziente ma l’intera collettività siciliana, sistematicamente penalizzata da un sistema che tradisce i più fragili.

“Pretendiamo risposte concrete e immediate. Non basta invocare riforme, servono ispezioni, sanzioni e una tutela effettiva dei pazienti disabili. È inconcepibile che nel 2025 un’invalida debba aspettare un esame fondamentale per oltre un anno e mezzo. I siciliani non sono cittadini di serie B”, afferma il Codacons.

L’associazione chiede al Ministro della Salute Orazio Schillaci di inviare ispettori per accertare le responsabilità e rimuovere ogni ostacolo all’accesso prioritario alle prestazioni sanitarie per le persone con disabilità, come previsto dalla normativa vigente. Contestualmente, il Codacons sollecita l’attivazione di un piano straordinario per ridurre drasticamente le liste d’attesa in Sicilia, anche mediante l’impiego di strutture convenzionate e l’ampliamento dell’offerta sanitaria nei giorni festivi.

“È il momento di passare ai fatti”

Il caso della ragazza di Milazzo non è isolato. In tutta l’isola si moltiplicano i casi di cittadini costretti a pagare e ricorrere a strutture private per ottenere esami e cure tempestive. “La sanità pubblica ha il dovere di proteggere prima di tutto chi è più debole. Se non è in grado di farlo, significa che il sistema va rifondato e che le responsabilità devono essere accertate”, incalza l’associazione. “Abbiamo assistito a troppe parole e troppi piani annunciati. “È il momento di passare ai fatti”.

Il Codacons invita tutti i cittadini siciliani che vivono situazioni simili a segnalare il proprio caso: ogni denuncia è un passo verso il ripristino della legalità e della dignità del servizio sanitario regionale.
Per segnalazioni o richieste di assistenza è possibile contattare il Codacons tramite email all’indirizzo taskforcesanita@gmail.com o via WhatsApp al numero 3715201706.

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Redazione PL