Cronaca di Palermo

Coronavirus: tornano a casa un paio di boss mafiosi, e tanti altri sperano

Il settimanale l’Espresso, nel suo ultimo numero paventa la possibilità che con la complicità dell’emergenza coronavirus, tanti boss detenuti al 41bis possano cominciare a lasciare le carceri. L’Espresso fa rifermento a una circolare inviata il 21 marzo dal Dap (l’amministrazione penitenziaria). In essa erano citate nove patologie indicate dai sanitari dell’amministrazione penitenziaria. E tutti i direttori delle carceri venivano invitati a «comunicare con solerzia all’autorità giudiziaria i nominativi dei detenuti che vi rientravanoper eventuali determinazioni di competenza». Inoltre si dovevano comunicare i nominativi di tutti quei detenuti che superavano i 70 anni d’età.

DETENZIONE DOMICILIARE PER FRANCESCO BONURA

Nel suo articolo l’Espresso riporta che il giudice di sorveglianza del Tribunale di Milano, ha già concesso gli arresti domiciliari al capomafia di Palermo Francesco Bonura, 78 anni. Si tratta di un boss mafioso considerato tra i più influenti. Era condannato per associazione mafiosa a 23 anni ma adesso è a casa a Palermo. A Bonura sono stati concessi gli arresti casalinghi per motivi di salute. “Siffatta situazione dà la facoltà a questo magistrato per potere provvedere con urgenza al differimento dell’esecuzione pena“. Così ha scritto il giudice di sorveglianza del capoluogo lombardo, riferendosi all’emergenza coronavirus. E si sono aperte le porte del carcere, sempre per l’emergenza coronavirus, questa volta per decisione della Corte d’assise di Catanzaro, per Vincenzino Iannazzo, 65 anni, ritenuto un boss della ‘ndrangheta. Per entrambi il loro stato di salute è apparso incompatibile con il carcere, in considerazione dell’attuale emergenza epidemiologica.

SPERANO 74 BOSS CHE OGGI SONO AL 41BIS

Il settimanale assicura che fra i detenuti con le caratteristiche della circolare del Dap, cioè con una delle nove patologie indicate e con più di 70 anni, ci sono 74 boss che oggi sono al 41bis. Fra i quali spiccano nomi “eccellenti”. Fra i quali: Leoluca Bagarella, i Bellocco di Rosarno, Pippo Calò, Benedetto Capizzi, Antonino Cinà. Inoltre: Pasquale Condello, Raffaele Cutolo, Carmine Fasciani, Vincenzo Galatolo, Teresa Gallico, Raffaele Ganci, Tommaso Inzerillo. E ancora: Salvatore Lo Piccolo, Piddu Madonia, Giuseppe Piromalli, Nino Rotolo, Benedetto Santapaola e Benedetto Spera.

IL COMMENTO DEL MAGISTRATO NINO DI MATTEO

Commentando la notizia del rilascio di Bonura, il magistrato Nino Di Matteo ha dichiarato al fattoquotidiano.it: «Lo Stato sta dando l’impressione di essersi piegato alle logiche di ricatto che avevano ispirato le rivolte. E sembra aver dimenticato e archiviato per sempre la stagione delle stragi e della Trattativa stato-mafia». Bonura, infatti, non è un padrino di secondo piano. Insieme al boss Nino Rotolo e al medico Antonino Cinà, faceva parte della triade che dai mandamenti di Pagliarelli, dell’Uditore e di San Lorenzo guidava Cosa nostra subito dopo l’arresto di Bernardo Provenzano. Del boss corleonese il costruttore mafioso era uno dei più fidati colonnelli. Il suo arresto avvenne nel giugno del 2006 nell’inchiesta Gotha, che bloccò una nuova guerra di mafia tra gli schieramenti di Rotolo e di Salvatore Lo Piccolo, entrati in rotta di collisione per la successione di Provenzano al vertice della piovra.


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Published by
Pippo Maniscalco