CONFERMATO Garante Privacy: 70.000€ di multa per usare WhatsApp in ferie | Il divieto è tassativo, ti scassano a vita

Diritto alla disconnessione - fonte pexels - palermolive.it
Se sei in vacanza hai diritto a buttare il telefono, se il tuo capo di ti chiama lo puoi mandare a quel paese
L’Agenzia spagnola per la protezione dei dati (AEPD) ha emesso una sanzione significativa nei confronti di LVMH Iberia, ramo iberico del celebre gruppo del lusso, per aver violato i diritti alla privacy e alla disconnessione digitale di una propria dipendente. L’azienda è stata multata per 70.000 euro – ridotti successivamente a 42.000 – dopo aver continuato a utilizzare il numero personale della lavoratrice per scopi aziendali, senza il suo consenso esplicito.
La vicenda riguarda Sonia (nome di fantasia), una dipendente nel settore cosmetico, alla quale l’azienda aveva chiesto di utilizzare il proprio telefono cellulare personale in attesa della consegna di un dispositivo aziendale che non le è mai stato fornito. Durante il periodo lavorativo, Sonia era stata inserita in diversi gruppi WhatsApp aziendali, canali abitualmente utilizzati dall’impresa per la comunicazione interna tra colleghi e responsabili di negozio.
La situazione si è incrinata quando, alla vigilia delle ferie, Sonia ha abbandonato volontariamente i gruppi aziendali, comunicando la propria decisione sia verbalmente che per iscritto. La lavoratrice ha chiaramente espresso l’intenzione di non voler più usare il proprio numero personale per finalità lavorative, auspicando la rapida assegnazione del telefono aziendale promesso. Nonostante questa presa di posizione netta, l’azienda ha continuato a usare il suo numero.
Nel pieno delle sue ferie, e senza alcuna comunicazione da parte dell’azienda, Sonia è stata nuovamente aggiunta a un gruppo WhatsApp aziendale. Questa azione ha avuto luogo nonostante il suo esplicito rifiuto all’uso del dispositivo personale per motivi di lavoro. Sonia è rimasta nel gruppo fino al 28 giugno 2023, giorno in cui è stata licenziata. Poco dopo, ha deciso di segnalare il caso all’AEPD, che ha aperto una procedura sanzionatoria contro l’azienda.
Le difese dell’azienda non convincono l’autorità
LVMH Iberia ha provato a difendersi sostenendo di aver sempre mantenuto una “posizione garantita” in merito alla privacy della lavoratrice. Secondo l’azienda, Sonia non avrebbe mai chiesto formalmente di essere rimossa definitivamente dai gruppi WhatsApp, e comunque tutti i partecipanti erano dipendenti, quindi soggetti interni. Tuttavia, queste argomentazioni non sono state ritenute sufficienti dall’autorità.
L’AEPD ha contestato due violazioni gravi: l’uso non autorizzato dei dati personali, in violazione del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), e il mancato rispetto del diritto alla disconnessione digitale, un principio sempre più riconosciuto nei contesti lavorativi europei. L’inclusione della dipendente nei gruppi WhatsApp durante le ferie ha rappresentato, secondo l’Agenzia, una chiara ingerenza nella sua vita privata.
Una prassi aziendale non più sostenibile
LVMH ha cercato di giustificare la sua prassi sottolineando che l’uso dei telefoni personali sarebbe stato “eccezionale e temporaneo”, e che normalmente ai lavoratori vengono forniti dispositivi ICON aziendali. Tuttavia, il caso di Sonia dimostra come le eccezioni rischino di trasformarsi in abusi, soprattutto quando mancano strumenti alternativi e la comunicazione è imposta unilateralmente.
La sanzione inflitta dall’AEPD rappresenta un precedente importante per la tutela dei lavoratori nell’ambiente digitale. Le aziende devono ora prendere maggiore consapevolezza del fatto che l’utilizzo dei dispositivi personali richiede un consenso reale e revocabile, e che la comunicazione interna non può prescindere dal rispetto della sfera privata e del diritto al riposo dei dipendenti. Il caso di Sonia conferma come il confine tra lavoro e vita privata sia sempre più delicato e bisognoso di protezione normativa.