Non c’è l’associazione a delinquere: alla Saguto 8 anni e 6 mesi, e confisca dei beni

Il Tribunale di Caltanissetta ha condannato l’ex presidente della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo Silvana Saguto ad otto anni e sei mesi di reclusione. Il magistrato, già radiata dal Csm durante il processo, è stata accusata di avere gestito  avere gestito in modo clientelare, in cambio di denaro e favori, le nomine degli amministratori giudiziari dei patrimoni sequestrati e confiscati a Cosa nostra.  Una condanna in primo grado pesante ma inferiore alle richieste per quello che era un vero e proprio simbolo dell’antimafia, perché non è stata confermata l’accusa di associazione a delinquere. Condotte singole, dunque, per la prima sentenza che porta alla condanna della sola presidente della sezione. 

LA SENTENZA E LE CONDANNE

A distanza di cinque anni dal primo avviso di garanzia, dopo tre anni di processo, è stata letta dal presidente del tribunale di Caltanissetta, Andrea Catalano, la sentenza che chiude il dibattimento sugli affari illeciti nella gestione dei beni confiscati alle cosche, definito dall’accusa come “un sistema perverso e tentacolare” di cui la giudice, radiata dalla magistratura nel 2019, era a capo. Come già detto, otto anni e 6 mesi di reclusione alla Saguto È stato  condannato anche per il marito della Saguto, Lorenzo Caramma: nei suoi confronti il Tribunale nisseno ha deciso per una condanna a 6 anni, 2 mesi e 10 giorni di carcere. Invece l’ex amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara, che secondo l’accusa faceva parte del cosiddetto “cerchio magico”, considerato il principale collaboratore della giudice che si  aggiudicava incarichi per milioni, è stato condannato a 7 anni e 6 mesi.

L’ex prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo, è stata condannata a 3 anni, mentre a un anno e 10 mesi è stato condannato l’avvocato Walter Virga, amministratore giudiziario del patrimonio milionario degli imprenditori Rappa. Il docente universitario Carmelo Provenzano ha avuto 6 anni e 10 mesi e Roberto Nicola Santangelo 6 anni e 2 mesi. Sei mesi il figlio di Silvana Saguto Emanuele Caramma,  2 anni e 8 mesi Roberto Di Maria, 4 anni e 2 mesi Maria Ingrao. E ancora,  Calogera Manta  4 anni e 2 mesi e l’ex colonnello della Dia Rosolino Nasca 4 anni. Sono stati assolti il padre della Saguto, Vittorio Pietro Saguto, accusato di riciclaggio e l’amministratore giudiziario Gabriele Aulo Gigante. Così come  Lorenzo Chiaramonte, che per anni è stato giudice a latere nel collegio della Saguto,  che rispondeva di abuso d’ufficio.

CONFISCA DEI BENI PER RISARCIRE LE VITTIME

Il verdetto con cui sono stati condannati l’ex giudice e gli amministratori giudiziari da lei nominati li obbliga a sborsare cifre considerevoli e dispone la confisca per equivalente di beni immobili e disponibilità economiche. L’elenco delle parti civili è lungo, e pesanti sono  le cifre dei risarcimenti danni che gli imputati dovranno pagare. Oltre le parti civili, sono previste anche le provvisionali nei confronti degli imprenditori e delle società a cui erano stati sequestrati i beni. Ma la quantificazione complessiva dei danni sarà comunque stabilita a parte, in sede civile.

SODDISFATTA LA DIFESA

L’avvocato Giuseppe Reina, difensore di Silvana Saguto, commentando la sentenza ha detto: «Rispettiamo la decisione del tribunale che è arrivata dopo un lungo dibattimento. In prima battuta e aspettando di leggere bene il dispositivo, noto però che in questo processo per la dottoressa Saguto sono più le assoluzioni che le condanne e che è caduta l’accusa di associazione a delinquere. L’unica cosa che mi sento di dire, alla luce delle assoluzioni per diverse contestazioni ─ ha aggiunto l’avvocato ─ è che il quadro indiziario si è fortemente ridimensionato. La trasmissione degli atti per falsa testimonianza per il teste che aveva parlato di una consegna di denaro a casa Saguto ci fa pensare che sia caduta anche questa accusa, dunque che per il tribunale questo episodio non è avvenuto. In attesa di leggere le motivazioni ─ ha concluso ─ posso dire che siamo soddisfatti».

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Pippo Maniscalco