CIRCOLARE INPS 1173 – Pensionati, in tantissimi rischiano grosso: congelato il sussidio | Questa volta non chiudono un occhio

pensione (pexels) - palermolive

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Una semplice svista burocratica rischia di mandare in fumo l’unico sostegno economico per migliaia di anziani.

Ogni mese, in silenzio, milioni di pensionati italiani fanno i conti con bollette, farmaci, spesa e affitti. In un Paese che invecchia rapidamente, il ruolo degli assegni sociali è diventato centrale per garantire la dignità e la sopravvivenza degli over 67 più fragili. Tuttavia, un nuovo allarme scuote questo fragile equilibrio: tanti rischiano di perdere tutto, per colpa di una dimenticanza o di una sigla incomprensibile in una lettera dell’INPS.

Basta una notifica in raccomandata, qualche termine tecnico poco chiaro, e la paura prende il sopravvento. Molti non sanno neppure cosa stiano leggendo. È un problema crescente, in un contesto dove non tutti hanno dimestichezza con SPID, dichiarazioni telematiche o piattaforme digitali. L’Italia della terza età si trova, ancora una volta, sola davanti a uno Stato che comunica solo in burocratese.

Dietro queste paure non ci sono solo numeri e circolari. Ci sono persone. Uomini e donne che hanno lavorato una vita, cresciuto figli, superato guerre e pandemie, e ora devono combattere contro una scadenza online. Un obbligo spesso ignorato, perché poco spiegato, e che può far saltare anche quei pochi euro che permettono di comprare il pane e il latte.

Il rischio è concreto, e le conseguenze devastanti. Ma com’è possibile che basti così poco per perdere tutto? Il motivo, come spesso accade, è nascosto tra le righe di un documento ufficiale.

Il dettaglio che può far sparire l’assegno sociale

Dal 2025 l’INPS ha avviato controlli più severi sugli assegni sociali. Con la circolare n. 1173/2025, l’Istituto ha richiamato l’attenzione su un punto tanto semplice quanto cruciale: la mancata comunicazione dei redditi da parte dei beneficiari. Ogni anno, anche se il reddito non cambia, è obbligatorio confermare la propria situazione economica. Se non lo si fa? L’assegno viene sospeso. E se non si agisce in tempo, si arriva alla revoca definitiva.

Pasquale, Egidio e Luigi sono solo tre dei tanti nomi colpiti. Uomini che si sono visti tagliare i 538 euro mensili senza preavviso. Per loro, una lettera confusa ha significato giorni di angoscia. Hanno rischiato grosso, e si sono salvati solo grazie al supporto dei patronati, che li hanno aiutati a regolarizzare la loro posizione all’ultimo minuto.

pensione (pexels) - palermolive-2
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Una rete che non perdona: la trappola dell’ignoranza digitale

L’assegno sociale, pari a 538,69 euro al mese per 13 mensilità, è destinato a chi ha più di 67 anni e vive in condizioni economiche difficili: sotto i 7.002,97 euro di reddito annuo se vive da solo, o sotto i 14.005,94 euro se coniugato. Fin qui tutto chiaro. Ma la macchina dell’INPS è implacabile: non conta se il cittadino ha dimenticato, se è malato, se non ha accesso a internet. Nessun margine di tolleranza. E-mail, telefonate e perfino PEC non valgono nulla: l’unico canale valido è il portale INPS, accessibile solo con SPID, CIE o CNS.

C’è poi un’ulteriore insidia: chi lascia l’Italia per più di 29 giorni consecutivi, anche solo per trovare i figli all’estero o curarsi, perde il diritto all’assegno. Se la permanenza supera un anno, la revoca è definitiva. Tutto questo accade spesso nel silenzio, senza spiegazioni dettagliate, con un linguaggio che esclude proprio chi avrebbe più bisogno di chiarezza.