Bollo auto, altro che abolizione: continui a pagarlo dopo la rottamazione | Ti spennano anche con l’auto a pezzi

Addio bollo auto - fonte pexels - palermolive.it
Ci sono alcuni casi in cui la tassa del bollo non è più dovuta, scopri se la tua auto ci rientra e la documentazione da presentare
Una lettrice ci scrive per segnalare un caso singolare ma non raro: dopo aver rottamato un veicolo nel lontano 1998, nel 2023 ha ricevuto una richiesta di pagamento del bollo auto relativo all’anno 2020. Una sorpresa sgradevole che solleva due questioni importanti: la legittimità della richiesta e l’effettiva prescrizione del tributo. Il caso offre l’occasione per chiarire le regole che disciplinano la rottamazione e la tassazione dei veicoli in Italia.
In linea generale, una volta completata la procedura di rottamazione, il bollo auto non è più dovuto per le annualità successive. Il tributo automobilistico, infatti, è calcolato su base annuale e non è frazionabile. Tuttavia, per evitare di dover pagare l’ultimo bollo, è fondamentale che la rottamazione avvenga entro i termini previsti per il pagamento di quell’annualità. Solo in quel caso si è esenti anche dal bollo relativo all’ultimo anno di “vita” del veicolo.
Un errore frequente è pensare che la sola consegna del veicolo al demolitore autorizzato basti a completare la rottamazione. In realtà, l’iter si conclude solo con la cancellazione del mezzo dal Pubblico Registro Automobilistico (Pra). Questo passaggio è essenziale: in sua assenza, il veicolo risulta ancora formalmente intestato al proprietario e il bollo continua a essere dovuto, anche se il mezzo è stato fisicamente distrutto.
Per tutelarsi da eventuali richieste future, è sempre bene conservare il certificato di rottamazione rilasciato dal demolitore o dal concessionario. Questo documento rappresenta la prova ufficiale dell’avvenuta rottamazione. In caso di contestazioni, può fare la differenza tra dover pagare un’imposta non dovuta e veder riconosciuto il proprio diritto all’esenzione.
Il nodo della prescrizione
Un altro aspetto rilevante riguarda la prescrizione del bollo auto. La legge prevede che il tributo cada in prescrizione dopo tre anni, a partire dal primo gennaio dell’anno successivo a quello in cui il pagamento avrebbe dovuto essere effettuato. Tuttavia, il termine si interrompe nel momento in cui viene notificata una richiesta formale di pagamento, come un avviso di accertamento.
Nel caso esaminato, la richiesta ricevuta nel 2023 per il bollo 2020 può risultare ancora valida. Il termine triennale per la prescrizione, partito il 1° gennaio 2021, sarebbe dovuto scadere il 31 dicembre 2023. Ma la sospensione dei termini fiscali introdotta durante l’emergenza Covid ha congelato molte scadenze, estendendo di fatto i margini temporali per la riscossione dei tributi.
Responsabilità e controlli a carico del proprietario
La situazione evidenzia come, anche dopo decenni, un’irregolarità nella procedura di rottamazione possa tradursi in una responsabilità fiscale non prevista. È sempre opportuno effettuare una visura al Pra per verificare la corretta cancellazione del veicolo.
In mancanza, anche la distanza temporale dalla rottamazione può non essere sufficiente a scongiurare future contestazioni. È essenziale accertarsi che la procedura sia stata portata a termine secondo le norme. Senza una verifica precisa e la corretta documentazione, il rischio di ricevere richieste di pagamento inattese resta sempre dietro l’angolo.