Piacenza, caserma sequestrata e sei carabinieri agli arresti: quattro sono siciliani

L’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Piacenza sulla Caserma Levante di via Caccialupo, nella città emiliana,  non ha precedenti. È infatti la prima volta in Italia che una caserma venga messa sotto sequestro. I reati contestati sono gravissimi, e vanno dal traffico di droga, all’estorsione, agli arresti illegali, per arrivare anche alla tortura. Il tutto è avvenuto in tanti anni  di illegalità e di silenzi, perché l’indagine ha riguardato  presunti reati commessi a partire dal 2017. 

INDAGINE SU TRAFFICO E SPACCIO DI STUPEFACENTI

L’investigazione è partita dalla segnalazione di un maggiore che in passato era stato in servizio a Piacenza. Convocato in Procura per un’altra inchiesta, l’ufficiale ha infatti raccontato di aver ricevuto una serie di messaggi da un cittadino marocchino che diceva di essere un informatore. Al termine della deposizione il carabiniere ha poi spiegato agli inquirenti di non aver mai riferito nulla di quanto appreso poiché “non si fidava degli attuali dirigenti”. Insomma, quello che doveva essere un presidio di legalità, sarebbe stato trasformato in un luogo di malaffare. Spaccio, violenza, torture, ma anche orge, nell’ufficio del comandante.

QUATTRO SICILIANI FRA I SEI MILITARI ARRESTATI

L’inchiesta, che ha azzerato la caserma Levante, ha portato all’arresto di sei carabinieri,  con le imputazioni di spaccio di droga, arresti falsificati, perquisizioni illecite e tanta violenza. Brutale e gratuita, fino ad arrivare alla tortura. Fra i sei carabinieri arrestati,  quattro sono di siciliani. Uno è Marco Orlando di Petralia Sottana, maresciallo maggiore e comandante della stazione, finito ai domiciliari. Ci sono anche due catanesi: Marco Marra un finanziere accusato di rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio,  e Salvatore Cappellano, appuntato scelto nella caserma Levante. C’è anche  un trapanese, Daniele Spagnolo, un carabiniere  nato a Salemi.

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Pippo Maniscalco