Area di servizio autostrade, panino a 1€: l’offerta scade tra pochissimo | Alle casse c’è il putiferio, interviene la Polstrada

Area di servizio - fonte video - palermolive.it
Pranzare nelle aree di servizio è diventato un lusso, il prezzo dei panini è spropositato e i rincari sono da capogiro
La sosta in autostrada è diventata ormai un momento tanto necessario quanto temuto. Tra il bisogno di una pausa rigenerante e la sorpresa salata del conto, molti viaggiatori si interrogano sul reale valore di ciò che consumano. Da un’inchiesta del programma Rai “Mi manda Raitre” è emerso il caso di una focaccia farcita venduta a 7,90 euro. Se ci si prende il tempo di spacchettarla – e analizzarne il contenuto – il verdetto è spiazzante: gli ingredienti, tra pane, prosciutto e formaggio, costano appena 1,08 euro. Dove finiscono gli altri sei euro?
Se si ragiona in termini di costi vivi, una focaccia simile, considerando una ricarica equa per coprire manodopera, logistica, tasse e utile d’impresa, potrebbe essere venduta a circa 3-4 euro. Questo permetterebbe al gestore di ottenere un guadagno più che dignitoso. Tuttavia, la realtà delle aree di servizio impone un’altra logica, fatta di costi di gestione altissimi e di un sistema che spinge i margini di profitto ben oltre quelli della ristorazione urbana.
Il prezzo di uno spuntino in autostrada ha conseguenze dirette sul portafoglio dei viaggiatori. Per chi ha programmato una vacanza all’insegna del relax e della buona cucina, i costi si sommano prima ancora di raggiungere la meta. Anche un semplice caffè o una brioche, se acquistati in viaggio, finiscono per diventare parte significativa del budget, e se si viaggia in famiglia l’esborso può moltiplicarsi rapidamente.
Secondo un’indagine di Altroconsumo condotta su 22 stazioni di servizio, i prezzi di panini, bibite e snack sono sensibilmente più alti rispetto alla media cittadina. Un sandwich al salame può costare fino a 8 euro, quasi il doppio della media nazionale. I numeri parlano chiaro: caffè a 1,40€, cappuccini a quasi 2€, brioche a 1,57€. E ancora: bottigliette d’acqua a oltre 3€, bibite gassate a cifre esorbitanti e gelati confezionati a prezzi da gioielleria.
Le ragioni dietro il caro-prezzi
Non è solo una questione di approfittare della situazione. A determinare questi costi ci sono fattori strutturali: affitti esosi, concessioni onerose, royalties elevate. Le società che gestiscono gli spazi lungo le autostrade devono coprire costi elevati, che inevitabilmente vengono “spalmati” sul prezzo finale pagato dal cliente. È un sistema che funziona su logiche ben diverse da quelle del bar sotto casa.
In autostrada non si sceglie, si accetta. Le opzioni sono poche e costose, e spesso il viaggiatore non ha alternative. Le aree di sosta non abbondano, e trovare un’uscita comoda per mangiare altrove non è sempre possibile o pratico. Questo squilibrio tra domanda e offerta alimenta un mercato dai margini altissimi, dove anche un semplice snack può trasformarsi in un lusso.
Le strategie del marketing di viaggio
Tutto, dall’assortimento ai posizionamenti sugli scaffali, è studiato per invogliare all’acquisto. I prodotti più dispendiosi sono esposti in prima fila, e il marketing di prossimità colpisce quando siamo più vulnerabili: affamati, stanchi, in cerca di comfort. Le offerte, spesso, sono più un’illusione che un vero affare, e il consumatore ne esce spesso rassegnato, se non frustrato.
Se è vero che una pausa in autostrada è difficile da evitare, è altrettanto vero che un minimo di consapevolezza può aiutare. Confrontare i prezzi, leggere bene le etichette, portare con sé acqua o snack da casa sono piccole strategie che possono ridurre l’impatto sul portafoglio. In fondo, la libertà del viaggiare comincia anche da qui: dal potere di scegliere quanto e come spendere.