Dall'Italia

Gli ambientalisti sgonfiano le ruote ai Suv: «Andate in bicicletta»

Nelle  ultime  settimane, in diverse zone d’Italia, imperversa la protesta degli ambientalisti contro i Suv. Come spiegano, secondo loro i mezzi sono inutilmente più inquinanti e pericolosi delle altre auto e rispondono ad un bisogno superfluo, indotto esclusivamente dalla pubblicità.

Chi sono i Tyre Extinguishers

Si chiamano Tyre Extinguishers (TX) e hanno una missione: sgonfiare le gomme dei Suv che trovano per strada. E invitare i proprietari ad andare in bicicletta. A gennaio erano stati presi di mira 30 Suv a Milano e 70 a Torino. A febbraio avevano colpito di nuovo nel capoluogo meneghino. Adesso è stata la volta di Bologna. Nel volantino di rivendicazione che lasciano sul parabrezza delle auto prese di mira spiegano ai proprietari che non è un fatto personale: «Non ce l’abbiamo con te, ma con la tua auto. Il nostro scopo è rendere impossibile possedere un enorme, inquinante 4×4 nelle aree urbane di tutto il mondo».

Vogliono arrecare problemi ai proprietari

«Stiamo difendendo noi stessi dal cambiamento climatico, dall’inquinamento, da pericolosi conducenti ─ c’è scritto ancora nella rivendicazione che lasciano sotto il tergicristallo dell’auto ─. Lo facciamo in modo semplice: sgonfiando gli pneumatici di questi mastodontici veicoli, causando un problema ai loro proprietari bloccando la valvola della gomma. Lo sappiamo che hai lavorato duramente per permetterti un’auto come questa. Però per oggi puoi spostarti a piedi, in bici o con mezzi pubblici».

I TX prendono di mira specificamente i Suv e non altre auto

Non è è un fenomeno solo italiano. I Tyre Extinguishers hanno rivendicato azioni anche in altre località europee, come Berlino, Poitiers, Solihull. Si professano difensori dell’ambiente e della convivenza nelle città, prendendo di mira non tutto il parco veicolare, ma specificamente i Suv. «Le amministrazioni hanno fallito nel proteggerci da questi giganteschi veicoli; tutti in realtà li odiano tranne i loro proprietari».

Foto Corriere di Bologna

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Redazione PL