Cronaca di Palermo

“Alberi della sicurezza”, i geometri palermitani solidali con l’ANMIL

Il Collegio dei Geometri e Geometri laureati della provincia di Palermo esprime pieno sostegno all’iniziativa “Alberi per la Sicurezza”.
Un’ idea messa in campo dall’ANMIL per sensibilizzare la collettività sul fenomeno, sempre più frequente, degli incidenti sul lavoro e delle morti bianche.

IL CASCO, SIMBOLO DI SICUREZZA

Il presidente Carmelo Garofalo si è recato in via Giovanni Campolo, a pochi passi dalle vie Leonardo da Vinci ed Emanuele Notarbartolo, e ha manifestato la solidarietà della categoria che rappresenta.
Un messaggio preciso, con una foto accanto all’albero nella piazza, realizzato con caschi antinfortunistici montati su una intelaiatura da cantiere.
Chiaro richiamo all’edilizia, tra i settori che registrano il numero più elevato di sinistri.

I GEOMETRI ACCANTO AI DATORI DI LAVORO E AGLI OPERAI

 Alberi realizzati con le stesse modalità sono presenti in molte città italiane grazie all’iniziativa dell’Associazione Nazionale Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro.
Il presidente ha voluto indossare un casco, per sottolineare la necessità di rispettare tutte le regole per lavorare in piena sicurezza.
“Sia i datori di lavoro che i dipendenti – afferma – sono chiamati alla stretta osservanza delle norme: tocca ai primi impegnarsi ancora di più per tutelare gli operai ma anche questi ultimi devono scrupolosamente attenersi alle misure di sicurezza”.
“Noi geometri – precisa – siamo vicini sia al mondo datoriale che alle organizzazioni dei lavoratori”.
” Riteniamo fondamentale – prosegue Carmelo Garofalo – la piena collaborazione di tutti i soggetti che a vario titolo afferiscono all’edilizia per superare, insieme, una delle piaghe più dolorose che affliggono i cantieri”.

ARTE E IMPEGNO SOCIALE

“Un ringraziamento, da parte del Collegio – aggiunge il presidente- non solo all’ ANMIL ma a Francesco Sbolzani “.
L’ artista ha generosamente donato alle città un’idea progettuale di grande impatto visivo e fortemente disturbante”.
“Di lavoro non si può morire- conclude – né si può accettare l’invalidità con tutte le conseguenze che una mutilazione comporta per le vittime e i familiari”.

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Redazione PL