Cronaca di Palermo

“Agostino ucciso perché cercava latitanti”: la motivazione della sentenza

“Nonostante i tentativi di depistaggio, è accertato che quello di Antonino Agostino, assassinato assieme alla moglie Ida Castelluccio, il agosto del 1989, fu un delitto di mafia”. E che il movente è “collegato alla ricerca dei latitanti a cui Agostino si dedicava”. Questo ha scritto il gup di Palermo Alfredo Montalto nella motivazione della sentenza con cui ha condannato all’ergastolo per il duplice delitto, il boss Nino Madonia. Una sentenza arrivata dopo 32 anni dall’agguato e seguita a numerose archiviazione dell’indagine.

UNA CONCAUSA NELL’OMICIDIO

Il giudice Montalto, ha celebrato il processo in abbreviato, dopo l’avocazione dell’inchiesta da parte della Procura generale. Ed ha individuato anche una concausa dell’omicidio. I “rapporti che Cosa nostra, e, nel caso specifico, la cosca dei Madonia, intratteneva con esponenti importanti delle Forze dell’Ordine. Soprattutto collegati ai Servizi di Sicurezza dello Stato”. Il gup ha citato espressamente i soggetti appartenenti alle forse dell’ordine che avevano rapporti con Madonia. Diversi pentiti hanno parlato dell’ex numero due del Sisde Bruno Contrada, poi condannato per concorso in associazione mafiosa. Ed anche dell0 007 Giovanni Aiello nel frattempo deceduto.

UN POLIZIOTTO DIVENTATO PERICOLOSO

Dunque i Madonia avrebbero deciso di eliminare il poliziotto “che pericolosamente si aggirava nel territorio dagli stessi controllato e teatro di incontri particolarmente riservati anche con esponenti delle Forze dell’Ordine e dei Servizi di sicurezza che nel tempo hanno rafforzato il potere di quella famiglia e dei loro alleati all’interno dell’organizzazione mafiosa”.

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Pippo Maniscalco