Cultura

A Palermo “La Dolce Vita” in versione restaurata anche per persone con disabilità: “Il cinema deve essere di tutti”

Mercoledì 24 settembre 2025, al cinema Rouge et Noir di Palermo, come raccontato qualche giorno fa dalla nostra redazione, è andata in scena una serata speciale: la proiezione de La Dolce Vita di Federico Fellini, in versione restaurata, sottotitolata per non udenti e audiodescritta per non vedenti. L’iniziativa, inserita nella campagna nazionale di sensibilizzazione sull’accessibilità culturale che ha toccato 14 città italiane, ha voluto riportare al centro del dibattito un tema troppo spesso ignorato: il diritto di tutti a vivere l’esperienza del cinema.

Un problema che persiste tuttora come conferma Gabriele Uzzo, responsabile dei progetti di accessibilità della società SudTitles srl, presente a Palermo in rappresentanza dei partner dell’evento, intervistato dalla nostra redazione. “Il restauro de La Dolce Vita – ci racconta Uzzo – non è solo un anniversario importante, ma anche un’occasione per riflettere: l’omaggio a un capolavoro intramontabile, deve trasformarsi nello spunto per sperimentare e ribadire un concetto fondamentale: i film devono essere accessibili a tutti. Per questo motivo è stato decisivo il lavoro di Daniela Trunfio e dell’associazione “+Cultura Accessibile”, da lei presieduta, che ha proposto la realizzazione dei sottotitoli e dell’audiodescrizione, realizzati dalla Cineteca di Bologna in occasione del 65° anniversario del film. Trunfio, da anni, porta avanti con coraggio e determinazione un modello culturale e operativo che abbatte barriere sensoriali e favorisce l’inclusione. Il suo impegno è stato ed è un punto di riferimento per chi come noi crede nella cultura come diritto universale”.

L’accessibilità è un percorso ancora incompiuto. Uzzo non nasconde le difficoltà:
“Al momento meno dell’1% del budget di produzione di un film viene destinato a sottotitoli e audiodescrizione. Per legge – se il film è sovvenzionato da fondi statali – le produzioni devono realizzarli, ma spesso si limitano a depositare la versione accessibile presso la Cineteca Nazionale senza preoccuparsi di diffonderla nelle sale. La giustificazione è che i non vedenti sono troppo pochi per compensare l’investimento. Così però si cade in un circolo vizioso: se non si offrono strumenti di accessibilità, è naturale che i non vedenti non vadano al cinema. E invece dovremmo incentivare la loro partecipazione, non scoraggiarla”.

SudTitles srl si vuole porre anche come intermediaria tra le associazioni dei disabili e il mondo della produzione cinematografica: la visione di SudTitles è chiara:
“Il nostro obiettivo è partire alla base, al momento della produzione del film. L’accessibilità non deve essere un’aggiunta posticcia, ma un elemento strutturale. Stiamo lavorando alla creazione di cineclub dedicati ai grandi cult del cinema, resi accessibili con sottotitoli e audiodescrizioni. Crediamo che solo così si possa cambiare il paradigma: trasformando la fruizione inclusiva in una normalità, non in un’eccezione».

Una cultura che fa la differenza

“Accessibilità non significa rivolgersi a una nicchia. Significa allargare la platea, rispondere a esigenze diverse, rendere la cultura un’esperienza realmente condivisa. È un concetto che va divulgato e attualizzato, perché la cultura può e deve essere uno strumento di integrazione e di crescita sociale. La Dolce Vita ci ricorda che il cinema sa raccontare la vita: il nostro compito è fare in modo che quella vita sia davvero di tutti. Occorre quindi incentivare la partecipazione, creare un’abitudine».

L’impegno di SudTitles

La riflessione si lega al lavoro quotidiano di SudTitles s.r.l., realtà palermitana che ha fatto dell’accessibilità la sua missione. Nata nel 2011 come associazione culturale e divenuta società nel 2021, SudTitles è attiva da oltre dieci anni nel mondo del cinema, con un doppio focus: la cura dei festival e la promozione dell’inclusione.

“Ci occupiamo di sottotitolazione in tutte le sue forme – spiega Uzzo – per festival come il Sicilia Queer Filmfest, che organizziamo direttamente, o l’Efebo d’Oro, il Taormina Film Fest, il Festival dei Popoli, SiciliAmbiente e molti altri. Collaboriamo con istituzioni come l’Institut Français e il Goethe-Institut e abbiamo portato sottotitoli e sovratitoli anche a spettacoli dal vivo”.

Accanto all’attività festivaliera, SudTitles è diventata un punto di riferimento per i servizi di accessibilità: sottotitoli per sordi e ipoacusici, audiodescrizioni, videoguide in LIS e International Sign, mappe tattili e progetti inclusivi per musei e borghi storici. “Tra i progetti più significativi – aggiunge Uzzo – ci sono i percorsi accessibili dell’Ecomuseo del Mare, del Teatro Massimo, del Conservatorio di Musica e del Duomo di Monreale».

Un’altra dimensione importante è la formazione: “Abbiamo partecipato a laboratori con la Cineteca di Bologna, scuole e festival, perché crediamo che la traduzione audiovisiva e l’accessibilità vadano insegnate e condivise. Allo stesso tempo, lavoriamo su progetti sociali, come Oreto bene comune, che coinvolge i giovani in attività di comunicazione e produzione audiovisiva per contrastare la povertà educativa nel Sud”.

Un futuro da costruire insieme

“L’obiettivo è far sì che l’accessibilità diventi parte integrante della produzione cinematografica, non un’aggiunta facoltativa. I cineclub di film cult accessibili sono un primo passo, ma serve un cambiamento strutturale. La cultura è un diritto universale: non riguarda una nicchia, riguarda tutti – conclude Uzzo -. La Dolce Vita ci ha insegnato a guardare alla vita con occhi diversi; ora il nostro compito è garantire che tutti possano guardarla, ascoltarla e viverla fino in fondo”.

Published by
Elian Lo Pipero