Rinascente , le considerazioni di un lettore preoccupato per il futuro di Palermo

Una testata come Palermo Live, che nasce nella città e per la città, non può che apprezzare l’interazione con i lettori che esprimono la loro visione del mondo cercando di offrire un contributo, in termini di azione o pensiero, alla crescita civile, economica e sociale della comunità. 

In merito al drammatico annuncio della chiusura del punto vendita della Rinascente in via Roma – arteria già molto provata dalla progressiva resa di molte attività commerciali, in qualche caso esito di politiche urbane non sempre azzeccate – registriamo la lucida analisi di un professionista palermitano di quarantasette anni, Valerio Schifano (nella foto) alla quale diamo volentieri spazio, nell’auspicio che le sue parole possano rappresentare un’occasione di confronto da portare avanti anche al di là del nostro spazio d’informazione. 

Buona lettura. 

“Investire in una città, a qualsiasi livello  – strutturale, industriale, commerciale, politico e tecnologico – è il segno che questa città è forte, che ha importanza; che ha le caratteristiche per emergere ed essere rappresentativa a livello regionale, nazionale, europeo, internazionale…

Perché costruire una Cattedrale se c’è la chiesa del rione? Perché erigere un palazzo o edificare un monumento, se ci sono case e abbellimenti naturali? Il senso è proprio quello dell’evoluzione, della crescita, della prosperità… Quando non si investe più su un progetto, vuol dire che non sussistono più le basi per credere a quel progetto: che forse è “meglio”, accontentarsi del tufo o del legno piuttosto che passare a materiali più durevoli e avanzati…

Forse è meglio accontentarsi di un piccolo negozio o di un mercatino, piuttosto che investire su una realtà altamente rappresentativa delle migliori marche di moda, abbigliamento, accessori e arredamento.

Rinascente è un bene comune per la città di Palermo, per l’intera area provinciale e per il territorio regionale.

È stata decantata, all’epoca del trasferimento in via Roma, come parte fondamentale del progetto di “riqualificazione” di quel centro storico, di cui il degrado e l’incuria si stavano impossessando (e che minano tutt’ora le strade e i rioni limitrofi).

E ora? Tutto finito? Il centro storico e la città intera non sono più il progetto sul quale investire? Non è un problema che deve essere estrapolato da un mero contesto pecuniario di disputa privata tra due litiganti? Non si tratta di un bene comune? Quando un’azienda importante afferma (in più sedi e in più occasioni), di non volere lasciare questa città e il tempo trascorso, a tutt’oggi, le conferisce il ruolo di cuore e polmone del centro, del turismo e della stessa idea di inclusione ed accoglienza di cui, proprio la città di Palermo si fa bandiera, allora è doveroso trovare una soluzione.

A qualsiasi costo!

Non solo per l’encomio che meriterebbero gli impiegati dello store, che svolgono il loro lavoro con dedizione, preparazione, senso di responsabilità e totale abnegazione. No. Non solo per quello. Ma per non perdere un altro di quei beni comuni che ci consentono di risplendere e differenziarci. Quella convinzione di essere degni di una Cattedrale e di un monumento e non di polvere e mercatini…”.

E, in merito alle proteste dei lavoratori davanti al punto vendita, Valerio ha qualcos’altro da scrivere. 

“Non è il Black Friday, che ha tanto e più volte scaldato gli animi degli acquirenti di questo colosso internazionale dell’abbigliamento e della moda, ad essere protagonista oggi dei riflettori accesi su piazza San Domenico e via Roma ma lo spettacolo triste e ingiusto di un’altra saracinesca illustre che, questa volta in modo assolutamente fuori da ogni schema economico e commerciale (perché Rinascente Palermo è più che in salute da questi punti di vista), il 31 ottobre si abbasserà.

Al di là di ciò che sarà di Rinascente e di Via Roma (tema per il quale ho già scritto prima di oggi e per il quale ci toccherà sicuramente aspettare), l’argomento all’ordine del giorno è la tutela dei lavoratori che da oggi sono fuori dal punto vendita a gridare in coro: “verità!”.

Non serve solo verità, purtroppo, chiesta perché l’azienda ha comunicato ufficialmente ai dipendenti qualche anno fa, di avere risolto brillantemente il problema contratto di affitto, ma occorrono soprattutto tutela e certezze.

Occorre conoscere quali sono (e il tempo di coniugazione del verbo non è scelto a caso) i piani di intervento per mettere in sicurezza l’intero personale (altamente specializzato) di Rinascente.

Occorre conoscere il futuro e, a questo punto, vederlo scritto nero su bianco, visto che non ci si può più accontentare delle parole” .

Published by
Marianna La Barbera