3.000€ netti al giorno: fare il Rider a Palermo conviene eccome | È la paga più alta d’Italia

rider (deliveroo) - palermolive
A Palermo impazzano le consegne a domicilio, ma non sempre si tratta solo di pizze e panini.
Negli ultimi anni, il food delivery ha completamente trasformato le abitudini alimentari degli italiani. Basta un’app, qualche clic, e in meno di mezz’ora il pranzo è servito. A Palermo, come in tante altre città, questo servizio ha conosciuto un boom senza precedenti, diventando una vera e propria industria parallela, capace di impiegare centinaia di giovani e meno giovani. Ma dietro questa apparente normalità si nasconde, in certi casi, ben altro.
La figura del rider, un tempo precaria e sottopagata, oggi sta acquisendo un nuovo peso nel tessuto urbano. La crescente domanda di consegne rapide ha portato alcuni a guadagnare cifre impensabili fino a poco tempo fa. Alcuni parlano di 70-100 euro al giorno, altri, organizzandosi in gruppo, riescono a raddoppiare, perfino triplicare. Ma non tutti i guadagni hanno lo stesso sapore.
In un contesto dove il lavoro è spesso irregolare e le tutele sono scarse, il mestiere del rider si è evoluto in direzioni imprevedibili. Non solo cibo, infatti. Alcuni approfittano dell’anonimato garantito da zaini e divise delle piattaforme più note per muoversi inosservati, attraversare i quartieri senza destare sospetti e… consegnare pacchi molto particolari.
È proprio su questo punto che si è concentrata una recente indagine condotta dalla Guardia di Finanza a Palermo. Una vasta operazione, coordinata dalla procura diretta da Maurizio de Lucia, ha portato alla luce un giro di affari milionario, nascosto dietro la maschera del delivery.
Cibo o altro? Il lato oscuro della consegna a domicilio
Oltre 100 finanzieri sono stati impiegati per eseguire 17 perquisizioni tra Palermo e Villabate. L’inchiesta ha smantellato un’organizzazione criminale strutturata con ruoli ben definiti, e soprattutto, con modalità operative che imitavano in tutto e per tutto quelle delle consegne di cibo. Un sistema gerarchico, piramidale, con “pusher-rider” travestiti da fattorini che trasportavano non pizze, ma cocaina e hashish.
Secondo quanto accertato dai Baschi Verdi, i componenti del gruppo – molti dei quali pregiudicati ai domiciliari – ricevevano ordini telefonici proprio come in un fast food, per poi smistare le consegne attraverso una “control room” operativa quasi h24. In sella a motorini o biciclette elettriche, con gli zaini di note piattaforme sulle spalle, gli spacciatori si muovevano in città indisturbati, facendo perfino consegne multiple.
3.000 euro al giorno: ma che cosa si stava davvero consegnando?
Il giro d’affari era enorme: tre turni al giorno, più di 100 consegne quotidiane, oltre 700.000 euro di sostanze vendute durante le indagini. In alcuni casi, i “rider della droga” riuscivano a guadagnare fino a 3.000 euro netti al giorno, trasformando un servizio pensato per il comfort dei cittadini in un meccanismo criminale perfetto.
Tra gli arrestati anche un esponente della mafia nigeriana, già noto alle forze dell’ordine, e diversi incensurati usati come custodi della droga e del denaro. Tutto sembrava studiato per sfuggire ai controlli, sfruttando proprio quella consuetudine ormai invisibile del rider che entra e esce dai palazzi senza essere notato.