All’asta appartamenti, box e posti auto di una delle «Tre Torri» di Palermo

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha inserito una delle tre Torri di via del Carabiniere fra i beni alienabili, e gli appartamenti verranno messi all’asta

Il complesso “Tre Torri” di via del Carabiniere rappresenta un pezzo di storia dell’antimafia a Palermo. Dalla metà degli anni ’80 ha ospitato procuratori, magistrati, la sede della Dia, di ufficiali, e di alcuni pentiti di mafia.  Ma anche la maggior parte degli agenti e dei carabinieri incaricati del servizio all’aula bunker nel maxi processo occupavano gli  appartamenti delle Tre Torri. Sono tre palazzi di tredici piani situati fra il parco della Favorita e viale Croce Rossa, a due passi dallo stadio Barbera. Una delle tre Torri è stata inserita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze fra i beni alienabili.

CINQUANTA UNITÀ FRA APPARTAMENTI, BOX E POSTI AUTO

Come riportato da Repubblica, verranno messi all’asta cinquanta unità con una base di partenza complessiva di 7 milioni di euro. Si tratta di 37 appartamenti da 102 metri quadrati, con annesso box auto, 12 posti auto e una cantina. Come scrive il quotidiano, chi si aggiudicherà uno dei 37 appartamenti, diventerà anche proprietario di un pezzettino di storia dell’antimafia palermitana.

DA PROPRIETÀ A QUARTIER GENERALE

Il complesso di via del Carabiniere era proprietà dell’Inail, ma nel 1986, pochi mesi prima dell’apertura del maxi processo venne requisito dall’allora prefetto Angelo Finocchiaro,  per essere trasformato in un quartier generale per coordinare tutte le operazioni di sicurezza.  Ed inoltre ospitare quasi tutti gli agenti e carabinieri incaricati del servizio all’aula bunker. Durante il processo nei piani più alti vennero ospitati anche i pentiti che collaborarono con la magistratura. Inoltre  ha ospitato anche il procuratore capo Giancarlo Caselli, l’attuale procuratore di Roma Michele Prestipino ed altri magistrati impegnati nella lotta alla mafia.

NEL MIRINO DELLA MAFIA STRAGISTA

Quando nel 1993 la mafia attuò la strategia del terrore, le Tre Torri erano state individuate come “complesso di legalità”, e quindi diventarono un bersaglio da abbattere. Il progetto di distruzione e morte non fu portato avanti perché, a quanto pare, I Graviano decisero che era “più conveniente” fare l’attentato allo stadio Olimpico di Roma. Che, come si sa, fortunatamente fallì. Ora la Invimit, partecipata al 100 per cento dal Ministero dell’Economia e Finanze,  mette all’asta una delle torri. Chi è interessato a uno o più unità potrà inviare la propria offerta in busta chiusa. La fase di aggiudicazione è gestita da un notaio che, nel caso di due o più offerte concorrenti per l’acquisto dello stesso immobile gestisce un’asta al rialzo sul valore offerto. Come si addice a un “complesso della legalità”.